venerdì 25 aprile 2008

W l'italia, W la resistenza

BUON 25 APRILE!
A TUTTI GLI ITALIANI, NONOSTANTE TUTTO.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Il vento previsto da Nord, anche se moderato, per la giornata di oggi, mi ricorda che il "vento del Nord" liberò l'Italia 63 anni fa. Che cosa è rimasto di quei tempi lontani e ormai "favolosi"? Chi è stato alla manifestazione di ieri può già darsi una risposta. Credo che per il prossimo 25 Aprile dovremo inventarci qualcosa, in collaborazione con chi ci starà (ottima l'iniziativa di stasera). La celebrazione ufficiale non va snobbata, ma integrata con iniziative consone, perché l'idea che il 25 Aprile si riduca a una frase di Orazio: "Dolce e decoroso è morire per la Patria" (che ,tra l'altro, era scritta e strascritta nelle aule scolastiche persino ai tempi del Fascismo e che si presta a tutte le letture)è un po' deprimente. Occorre un colpo d'ala, uno sforzo di fantasia... Il Centro Studi organizzò una conferenza per il 60°. Il fatto, però, è che il 25 Aprile ricorre tutti gli anni e, allora, che si fa? L'altro ieri, 24 aprile 2008, "Libero" titolava: "I bamba tornano in piazza" (articolo di Feltri) e M. Veneziani, a quanto pare molto stimato a Filottrano, a pagina tre: " L'ultimo rantolo del mito antifascista". Articoli che ho conservati, come pro memoria, diciamo...
Non credo che provocazioni urlate e di pessimo gusto siano così impressionanti. Credo, piuttosto, che sarà difficile condividere questa data con chi non la ritiene fondante per la Repubblica (Marcello Dell'Utri). Direi: ognuno si tenga la propria memoria, che tanto indietro non si torna. Il prossimo anno diamoci da fare.
Guido Carletti

Anonimo ha detto...

hai ragione diamoci da fare: il 25 aprile è una festa bellissima, ed è un vero peccato non festeggiarla e soprattutto non avere il sentimento di festeggiarla. In svezia durante la festa nazionale, tutti i negozi , le case, le persone si tingono di blu e giallo.
forse sono esagerati, ma un pò di sano orgoglio nazionale, al di là dei mondiali di calcio, a noi italiani non guasterebbe.
nadia

pensatore libero ha detto...

L'articolo di Marcello Veneziani sul 25 aprile secondo me è una analisi tra le più lucide e veritiere che siano mai state scritte.
Il 25 aprile non sarà mai una festa condivisa da tutti fin quando non impareremo ad accettare tutte le verità e non solo quelle di comodo.
Gianni.

Anonimo ha detto...

Caro Gianni,
non avrei nessuna difficoltà a stringerti la mano, ma dissento da te: Veneziani ha scritto pagine migliori.
A parte le fumisterie iniziali e i distinguo tra libertà e liberazione (non si nasce sempre liberi, né la libertà viene dai santi del paradiso, come ebbe a dire C. Cattaneo, ma nasce dalle viscere dei popoli che lottano per conquistarla), l'articolo rimastica vecchie idee, anche campate per aria. Come si fa a pretendere che il 25 aprile sia una festa asessuata, acefala, amorfa? Il 25 aprile è la festa della riconquistata libertà calpestata dal fascismo, innanzi tutto; poi dall'occupazione nazista. Con chi dovremmo condividere il 25 aprile, se non con chi si richiama idealmente a quella lotta? Chi non pensa che ciò sia un bene, non festeggi e non pretenda altro.Se non tutti gli italiani vogliono festegiare, pazienza, non lo si può imporre. Il fatto è che Veneziani e altri, chiedono il riconoscimento delle ragioni dei vinti. Ora, non disquisisco sulle motivazioni personali e sulla buona fede dei singoli, ma il fascimo fu una dittatura, totalitaria anche se imperfetta nel suo totalitarismo, che iniziò con l'assassinio d'un uomo libero, Giacomo Matteotti e che finì con la guerra civile e la più catastrofica sconfitta militare della storia italiana recente. Fu grazie alla resistenza, nel senso più ampio del termine, attiva o passiva che fosse, civile, paramilitare e militare, che il ministro degli Esteri, De Gasperi, poi presidente del consiglio dell'Italia liberata, potè strappare migliori condizioni di pace agli Alleati. Altrimenti sarebbe finita male, come per la Germania divisa in due... Quindi il 25 aprile lo si può condividere tutti, purche ci si creda realmente. Essa è una data fondante, anche dal punto di vista simbolico, "leggendaria", un po' come la leggenda di Romolo e Remo e della lupa per l'antica Roma. Dal 25 aprile discendono infatti altre date: il 2 giugno festa della repubblica, il 1 gennaio 1948, data della promulgazione della carta costituzionale. Son un unico blocco, distinguo non possono esserci.
Circa le verità scomode cui accenni. Credo che tu ti riferisca al passo in cui Veneziani dice che i partigiani furono dei criminali, al pari dei nazisti e dei fascisti. Non ho letto il libro di Pansa, ma lo leggerò.
Per quel che ne so io, tra maggio e giugno del 1945, quando vennero consegnate le armi, in italia ci furono dalle 12.000 alle 15.000 uccisioni illegali. Il clima era quello della vendetta in un quadro europeo molto simile. La Francia ad esempio. L'epurazione nei confronti dei collaborazionisti fu durissima. Ma anche in Norvegia successe la stessa cosa. La II guerra mondiale costò 55 milioni di morti tra civili e militari e fu il regime nazista, cui eravamo alleati (e succubi), a dare il via a tutto il massacro, la notte del 1 settembre del 1939. Le uccisioni illegali del 1945 ne furono l'effetto, la tragica coda finale (e inevitabile).
Poi, caro Gianni, tu discuti con noi a tutto campo e noi con te. Te l'immagini una simile discussione prima del 25 aprile 1945? Impensabile, saremmo finiti tutti in galera. Questo condividiamo, che la sconfitta del fascismo significò la conquista della libertà. Altro non c'è da condividere. Quando Veneziani scrive che saremo uniti solo quando potremo affiggere nelle nostre case il ritratto del fascismo e dell'antifascismo come di due antenati morti e sepolti, alla pari, bè... cosa vuoi che ti dica? A me sembra una mistificazione mettere sullo stesso piano la perdita delle libertà e le leggi razziali e le positive opere di modernizzazione operate dal fascismo: qui non si tratta di rimettere l'acqua nelle paludi pontine, ma di festeggiare un principio politico e ideale e la lotta, morale e materiale, portata avanti per raggiungerlo,per appropriarsenen e viverne. Se la libertà è più preziosa della vitale acqua, il fascimo ci tolse la vita... Quindi che dobbiamo condividere? Il mio giudizio sul fascismo è negativo per questo, non per le paludi pontine.
Per questo vado alla festa da quando camminavo appena. Con mio nonno materno, con mio padre. Ora sono tutti morti e ci vado da solo, in giacca e cravatta, in segno di rispetto. Mi farebbe piacere incontrarti lì, al corteo. Non ti fischierei di sicuro. I fischiatori, quelli sì che non hanno capito un tubo del 25 aprile. Fischiarono Bossi; hanno fischiato più di recente L. Moratti che accompagnava il padre partigiano. Ma sai, la madre dei cretini è sempre incinta.
Guido Carletti
p.s. Non ho dimenticato la questione dei partigiani comunisti. Veneziani sostiene che furono uomini spregevoli. Eppure morirono come le mosche. Quando li acchiappavano, li ammazzavano subito, a differenza degli altri (badogliani, giellini, indipendenti...). La questione, comunque, è complicata. La resa dei conti, tra maggio e giugno, ci fu anche tra le file partigiane: comunisti da una parte, tutti gli altri dall'altra, situazione pericolosissima che venne, però, brillantemente risolta dai partiti del C.L.N. Che i comunisti spasimassero per Stalin, non v'è dubbio. Che, però, fallirono e non riuscirono nel loro intento insurrezionale, parimenti non c'è dubbio: imbrigliati dalla politica, cooptati nella democrazia. Ma questa è un'altra storia, la storia della ricostruzione e del boom economico. La guerra era finita.

pensatore libero ha detto...

Signor Carletti, l'analisi che fa è molto chiara lucida e rispettabile.
Ma non la condivido pienamente perchè come per la maggioranza della cultura di sinistra tutto il ragionamento si basa su un preciso punto di partenza, ovvero che l'Italia del dopoguerra sia una nazione nata e cresciuta con il riferimento dell'antifascismo.
Il 25 aprile è stato il trionfo della libertà e poi della democrazia, ma libertà e democrazia non possono essere rinchiuse in uno stereotipo riduttivo come antifascismo o anticomunismo. E il senso dell'articolo di Veneziani è proprio questo, la festa sarà condivisa quando i stereotipi citati saranno solo un ricordo della nostra storia.
Per quanto riguarda i libri di Pansa (personalmente ho letto "Il sangue dei vinti" e "la grande bugia") ritengo che siano un bello spaccato di vita per arrivare attraverso l'analisi della storia ad una memoria condivisa per tutti gli italiani, sia chi ha creduto nel progetto fascista sia chi l'ha combattutto in ragione di un sogno chiamato comunismo.

Anonimo ha detto...

Gentile Gianni,
m'accorgo d'averle dato del tu...Vi viene da dire:"Non l'ho fatto apposta!" Vede, è che ho 48 anni e ho pensato che avrei fatto la figura del vecchietto a partecpare a un blog usando il lei, come faccio di solito. E' un bene che tra persone che non si conoscono si usi la formula di cortesia: è una buona abitudine, civile e rispettosa. Preferibile, senz'altro. Spero non m'abbia giudicato male.
Circa il suo secondo intervento, mi lusinga il fatto che, almeno in parte, siamo d'accordo. Quello che però voglio ribadire, del mio pensiero, è che il 25 aprile fu il sogno di chi amava la democrazia, non il comunismo. I comunisti ebbero una gran parte nella resistenza, ma non furono i soli. L'esperienza resistenziale, infine, va letta anche tenendo presente quello che successe dopo. Il C. L. N. fu paritario, tra tutti i sei partiti che lo componevano. Il capo della resistenza non fu un comunista. Nel 1946, alle amministrative e alle elezioni dell'assemblea costituente, il P.C.I. risultò il terzo partito, dopo la D.C. e il P.S.I. e dal 1947 fu fuori dal governo per non entrarci mai più (ad eccezione del governo d'unità nazionale all'epoca del rapimento /assassinio di A. Moro). Insomma contò, ma non così tanto come si vuol far credere da troppi e per motivi...vari. Insomma il comunismo non racchiude tutto l'antifascismo (il cui padre fu, nel 1925, il filosofo liberale Benedetto Croce con il famoso "Manifesto degli intellettuali antifascisti"), e non riscosse le simpatie di tutti.
Io per quanto riguarda il 25 aprile il comunismo lo lascerei da parte e metterei l'accento sulla voglia di riscatto del popolo italiano nel suo complesso: civili, militari, internati nei campi nazisti, renitenti alla leva della Repubblica sociale Italiana, militari dell'esercito badogliano (la Nembo, tanto per fare un nome), i Carabinieri fedeli al re che non vollero mettersi la camicia nera, i fanti della divisione Aqui, sterninata dai nazisti a Cefalonia. Stiamo parlando di 4 milioni di persone, circa, secondo i calcoli del prof. Marco Severini (Università di Macerata). Tra questi 4 milioni di persone i partigiani raggiunsero la cifra di 80.000 e ne morirono 40.000: fucilati, torturati, impiccati,rastrellati e uccisi in combattimento. Nessun corpo militare o paramilitare ebbe i ranghi dimezzati, i partigiani sì. Veneziani parla di stereotipi. Io non ne vedo. Veneziani non parla mai, poi, del 25-30 luglio del '43: la gente in strada, le statue del dittatore abbattute, i fasci littori spezzati, le sedi del fascio assaltate, i gerarchi in fuga o nascosti. I comunisti, i partigiani stessi erano di là da venire... Era il popolo italiano che girava in massa le spalle al fascismo, per via della guerra e delle tante bugie della propaganda. Il fascismo finì in quei giorni, morto nel cuore degli italiani. Poi si dovette aspettare il 25 aprile per festeggiare, ma il fascismo era già morto da quasi due anni.E forse, penso maliziosamente, è proprio questo che a Veneziani non va giù.
Guido Carletti