venerdì 27 gennaio 2012


Lettera di Pier Luigi Bersani all'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

La Giornata della Memoria è un momento di riflessione su una delle vicende più drammatiche della storia umana. Il ricordo della Shoah era indispensabile ieri, ma lo è ancora di più oggi. Ci spinge a cercare di comprendere per quale via, e seguendo quali aberrazioni dell'animo umano, sia stato possibile arrivare all'abisso, e come evitare che la storia non si ripeta. 

Il nazionalismo, il disprezzo che genera l'intolleranza, il populismo, l'ignoranza, il razzismo, furono le cause prime che attraverso un lento scivolamento delle coscienze portarono allo sterminio programmato e di massa di milioni di uomini e donne, anziani e bambini. Esseri umani inermi, vittime di un odio cieco, che non ha limiti, che non si ferma e non riconosce l'umanità in chi è altro da sé.
Proprio la memoria di ciò che è stato deve metterci in guardia di fronte al riemergere di sentimenti di paura dell'altro, di intolleranza, di xenofobia, di razzismo, di antisemitismo, semi amari capaci di far nascere cattivi frutti. Le cronache drammatiche di questi mesi testimoniano del pericolo che incombe sulla nostra comunità nazionale e, più in generale, sull'Europa.
Mi riferisco, in particolare, alla strage di Utoya e a ciò che è accaduto di recente in Italia, a Firenze, con l'uccisione dei nostri fratelli senegalesi Samb Modou e Diop Mor. Due storie violente ed atroci che hanno in comune l'odio per lo straniero e per chi ha idee diverse dalle proprie; idee considerate inaccettabili se diffondono sentimenti di pace, solidarietà e uguaglianza e se sono sostenute da giovani con forti convincimenti politici ed ideali.
Nessun paese può considerarsi al riparo dall'orrore. Dobbiamo dire con chiarezza che i ripiegamenti difensivi e di chiusura, che pure ci sono, non mettono al riparo nessuna comunità dai cambiamenti imposti dalla globalizzazione e dalla crisi di sistema che investe l'Occidente. Dobbiamo dire con forza che chi è chiamato a ricoprire una responsabilità deve preoccuparsi di non alimentare le paure e gli istinti più retrivi dell'animo umano, deve sentire l'urgenza di unire le persone e non di dividerle favorendo la comprensione reciproca. E' un dovere morale testimoniare ciò che è stato affinché le nuove generazioni siano avvertite che quanto accaduto con la storia tragica della Shoah non debba mai più ripetersi.
Dobbiamo educare i nostri ragazzi a diventare cittadini responsabili di fronte alla vita di ogni persona e a riconoscerne la piena dignità umana, senza differenze di razza o di religione e, più di ogni altra cosa, senza coltivare l'odio. La nostra bellissima Costituzione, nata dalla dolorosa esperienza del fascismo, della guerra e della lotta di liberazione, lo dice con una semplicità e una chiarezza cristallina all'articolo tre: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Dunque devi rispettare il bianco e il nero, l'uomo e la donna, il vecchio e il giovane, e in ugual modo devi rispettare chi è di destra e chi è di sinistra, perché una politica che si alimenta di odio non è politica. Dobbiamo insegnare ai giovani a difendere i propri convincimenti profondi con forza e determinazione, ma non al punto da odiare chi la pensa in maniera diversa. 
Io credo che sia questo il significato più giusto per celebrare con spirito positivo la Giornata della memoria: ricordare la persecuzione e lo sterminio del popolo ebraico e di tutti coloro, militari, civili e politici, che furono deportati nei campi di sterminio nazisti, affinché il loro sacrificio non sia consegnato all'oblio, e riflettere sul valore della dignità e del rispetto dei diritti di ogni essere umano. Mai più, è stato detto e ognuno, per la propria parte, deve fare in modo che mai più sia.

giovedì 26 gennaio 2012

Grillo è solo l’aperitivo. Chi si mangerà il cadavere della Lega?

Vi riportiamo questo articolo pubblicato su Micro Mega.


di Alessandro Robecchi
Un po’ superficiali e un po’ inconcludenti, le reazioni all’uscita di Beppe Grillo sulla cittadinanza agli stranieri nati in Italia (quindi non stranieri…). Si oscilla tra lo stupore scandalizzato e il sempiterno “io lo avevo detto”. Tutto bene. Tutto male, invece, che pochi (pochissimi) abbiamo colto la sostanza politica dell’affermazione. Che è questa: la Lega si sta disfacendo (era ora!), e Grillo – con perfetto cinismo politicante – apre ufficialmente la corsa all’aggiudicazione delle spoglie del povero cadavere padano, sperando di mangiarsene un pezzettino.

La lenta (e si spera molto dolorosa) dissoluzione di quello che è il più “antico” partito del Parlamento italiano è evidente. Una leadership ormai bolsa (da un pezzo) che tenta di riproporre il vecchio trucchetto del carisma che non funziona più, tentata da soluzioni familiste e nepotiste (il Trota, il cerchio magico…) per la sua successione. Riti vecchi e ridicoli (erano ridicoli anche prima, ma ora di più). Un’opposizione interna che si presenta come alternativa, ma che non ha idee alternative (Maroni). Alcuni personalismi degni della vecchia Dc (Zaia, Cota). Una base spaccata che litiga ai congressi e che viene zittita dal vertice sempre più faticosamente. Alcune questioni “collaterali” usate per la battaglia interna (i soldi investiti in Tanzania, ahahah!). Alcune proposte piuttosto pittoresche che non fanno che mostrare la crisi irreversibile (Silvio: molla Monti sennò io mollo Formigoni, sai che scambio! Potremmo perfino guadagnarci…). In più, ed è l’argomento decisivo, il fatto di non aver portato a casa niente di quanto promesso in anni e anni di deliri (il federalismo? E dov’è? La secessione? Fuffa. Padroni a casa nostra? Altra fuffa… Meno tasse? Fuffissima. Le ordinanze creative dei sindaci – quello era Maroni, qualcuno ricorda? – mandate a cagare dalla Cassazione insieme a un bel pezzo del Pacchetto Sicurezza… ). Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un partito allo sbando che verrà mangiato da chi saprà mangiarselo.

Dunque, la mossa di Grillo non è che un prevedibilissimo atto di sciacallaggio politico, una furbatina facile facile, Altafini direbbe che nel manuale della politica (amici!) sta a pagina tre. Ma ora che Grillo si è messo il tovagliolo al collo nella speranza di spiluccare qualche resto della Lega declinante e di prendere sotto le sue ali vaffanculesche un po’ di professionisti del vaffanculo (intesi come elettori), è chiaro che la partita è solo all’inizio. Chi saprà infilarsi nel vuoto che si crea al Nord per l’eutanasia di una forza politica tutta chiacchiere e distintivo? E non si tratta solo di voti (milioni di voti, peraltro), ma di seggiole e poltrone, consigli di amministrazione, fondazioni bancarie, enti, gettoni di presenza, potere spicciolo e meno spicciolo. Insomma, le spoglie della Lega sono un boccone ambito. Non è detto che il PdL (parlandone da vivo) sia per forza favorito nel banchetto. Ci sono anche i famosi cattolici (le radici cristiane eccetera eccetera…) e, non mi stupirei più di tanto, il Pd, specie nel campo delle politiche locali.

Dunque, la risibile uscita di Grillo – considerare la trasformazione di un milione di italiani di fatto in italiani a tutti gli effetti come un modo per “distrarre gli italiani” (sic) – potrebbe essere solo un primo segnale. Altri ne verranno. E credo che sempre più spesso, da qui alle elezioni politiche, sentiremo esternazioni di quel tipo, strizzatine d’occhio agli xenofobi, ossi tirati ai cani padani, aperture alle istanze più retrive dell’(ex) elettorato leghista. Insomma, il grande corteggiamento ha inizio e aspettarsi il peggio è sempre buona norma. Una volta si diceva "vigilanza, compagni!". Beh, potrebbe essere il momento di ricominciare.

(26 gennaio 2012)

giovedì 19 gennaio 2012

inizia il tesseramento 2012

Inizia il tesseramento 2012: 
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