domenica 19 gennaio 2014

Filottrano tra radici e futuro. Analisi del territorio e delle dinamiche sociali.

Dicembre 2013 - Per questa ricerca Filippo Sani è partito dal censimento del 2011, ma il Centro Studi “Lorenzo Milani” già quattro anni fa aveva iniziato lo studio delle dinamiche sociali della realtà filottranese.
L'iniziativa di allora, intitolata “Segnali di futuro per Filottrano. Giovani e città, un dialogo possibile” prendeva in considerazione quasi esclusivamente i dati dell'Ambito Territoriale IX di Jesi (di cui Filottrano fa parte) e la fascia giovanile; logico è stato, per noi, in questa fase storica, estendere la ricerca a tutta la popolazione.
Il metodo che è stato usato, ha cercato d'essere il più oggettivo possibile; l'obiettivo dichiarato è stato capire davvero, senza idee precostituite, quant'è cambiata Filottrano negli ultimi anni.
In sostanza Filippo Sani ha cercato di far parlare i numeri, che hanno rivelato una cittadina demograficamente stabile, che non ha conosciuto un conflitto strutturale forte, che ha una presenza d'immigrati inferiore alla media provinciale e un saldo passivo nel rapporto nati/morti: senza immigrati la popolazione calerebbe...
I Filottranesi vivono in massima parte nel capoluogo, sono abbastanza giovani, si spostano poco, studiano poco (ahimé!), hanno ancora lavoro (per fortuna), non hanno abbandonato l'agricoltura. Filottrano, quindi, è un sistema che “produce internamente gli elementi strutturali di cui ha bisogno per alimentarsi, senza ricorrere ad elementi ambientali esterni” come si può leggere in modo chiaro a pag. 16.
Ovviamente i Filottranesi vivono nel XXI secolo e i fenomeni sociali e gli eventi storici propri della nostra epoca investono anche la nostra comunità. Diciamo che si notano di meno che altrove disoccupazione, laicizzazione degli stili di vita, disagio (non solo giovanile).
I dati acquisiti sono esplicitati nella seconda parte della ricerca; essi permettono un'interpretazione complessiva della situazione. Ci teniamo però a precisare che l'ISTAT non ha ancora estrapolato tutto il materiale raccolto col censimento e un'ulteriore puntualizzazione sarà necessaria negli anni a venire.
Filippo Sani, in questa fase,  ha ovviato cercando informazioni presso la Regione Marche, il Centro per l'impiego di Jesi,  l'Ambito Sociale IX, il Comune di Filottrano, enti che ringrazio qui a nome del Centro Studi.
La nostra ricerca è senz'altro a disposizione di chiunque abbia voglia di avviare una riflessione comune.
Grazie per l'attenzione e per l'opportunità.

Guido Carletti

presidente del Centro Studi di formazione politico-culturale “Lorenzo Milani” - Filottrano. 

martedì 7 gennaio 2014

2014: ANNO EUROPEO

Il 2014 si apre nel segno dell’Europa per l’Italia. Sarà infatti non solo l’anno del “Semestre Europeo” di cui da tanto tempo si parla, ma sarà anche l’anno delle elezioni europee. Val la pena ricordarlo, soprattutto a Filottrano dove questo appuntamento sarà probabilmente offuscato dalla più sentita campagna per le elezioni amministrative. Non dimentichiamo però che, insieme ai filottranesi, i cittadini di 28 Stati Membri saranno chiamati alle urne per eleggere direttamente i propri rappresentanti al Parlamento Europeo. 

Non a caso abbiamo sottolineato la parola direttamente, perché il Parlamento Europeo e i suoi rappresentanti sono l’unica istituzione europea eletta direttamente dal popolo. Le altre, il Consiglio Europeo e la Commissione Europea sono, in definitiva, l’espressione degli Stati Membri e dei propri governi. Con le recenti riforme del trattato di Lisbona, di cui purtroppo in Italia non si parla, il Parlamento Europeo ha assunto un ruolo fondamentale nel processo decisionale e di approvazione delle normative europee. Pertanto scegliere bene chi mandiamo a rappresentarci a Bruxelles e Strasburgo non è questione secondaria.

Le elezioni del maggio 2014 sono particolarmente importanti per il futuro del nostro continente. In primo luogo perché per la prima volta nel 2014 i cittadini europei potranno avere più voce in capitolo nella scelta del presidente della Commissione Europea rispetto ai governi che avranno il compito di nominare formalmente la Commissione. Ogni famiglia politica europea infatti, presenterà un proprio candidato alla presidenza della Commissione con un suo programma di governo che i cittadini potranno valutare e di conseguenza votare. Sembra strano, ma è la prima volta che questo succede.  
In secondo luogo, nonostante sia chiaro che se l’Europa dovesse rinascere oggi nel 2014 sarebbe molto diversa da quella creata nel corso degli ultimi decenni (da Maastricht in poi in particolare), se la crisi economica ci ha insegnato qualcosa è che soltanto con una maggiore solidarietà e unione dell’Europa nel suo nucleo centrale si può risollevare le sorti dell’economia continentale. Il metodo usato fino ad ora di concertazione tra i governi in seno al Consiglio Europeo ha portato più squilibri e malumori che altro. È dunque giunto il momento di spingere per una maggiore integrazione in senso federalista dell’Unione che possa dare più peso alle opinioni dei cittadini europei e maggiore responsabilità dei loro rappresentanti verso chi li ha eletti. Non è abbattendo le istituzioni che si risolvono i problemi, ma cambiando le loro regole e facendole rispondere direttamente ai cittadini. 
Questi mesi che ci separano dalle elezioni europee saranno pieni di attacchi populisti di forze che promettono il ritorno all’era dell’oro con un semplice referendum per uscire dall’Euro o dall’Unione Europea. Ma, a parte un attaccamento emotivo e affettivo alla Lira, chi vuole davvero tornare ad una moneta che difficilmente reggeva il confronto con le altre valute straniere, chi vuole tornare a dazi di importazione (ed esportazione) su qualsiasi merce, chi vorrebbe dover far la fila ai controlli passaporti per recarsi in qualsiasi Paese straniero o dover richiedere il visto per lavorare, studiare o vivere in qualsiasi luogo d’Europa? Le nuove generazioni vivono in Europa, ormai il campo d’azione dei giovani non è più la provincia, la regione o il singolo stato. Le vite dei nostri figli sono impostate per essere vissute su scala continentale. Vogliamo davvero togliere ai nostri ragazzi l’opportunità di giocarsi la loro partita al pari dei loro coetanei di altri Paesi?

Lasciamo dunque stare le provocazioni, le facili soluzioni che soluzioni non sono e auguriamoci che i partiti politici tutti, a cominciare dal nostro, possano comunicare, con l’occasione della campagna per le elezioni europee, un’idea di Europa vera che il nostro Paese e i nostri giovani meritano e che si torni a parlare di come rendere l’Europa un posto migliore in cui far crescere le prossime generazioni, non il campo di battaglia dove sono cresciute le generazioni passate.