martedì 9 ottobre 2012

Il racconto di Matteo Latini della sera sul tema Europa


Lo scorso 1 ottobre, sono stato invitato dagli amici del Circolo PD di Filottrano a parlare di Europa un tema che mi sta davvero molto a cuore. Al dibattito, dal titolo “Europa Unita: a che punto siamo? Cosa possiamo fare?” ha partecipato anche Michele Feliziani che ha illustrato le basi filosofiche del “sogno europeo”.
Per ciò che attiene al mio intervento, essendo ben cosciente del fatto che fare il punto sullo stato dell’arte del percorso di integrazione europea è compito arduo, ho deciso di concentrarmi su un tema specifico che negli ultimi mesi ha preso sempre più piede nel dibattito pubblico: il federalismo europeo e la costruzione degli Stati Uniti d’Europa. Ultimamente infatti, questo tema è uscito dal ristretto circolo di discussione in cui è spesso stato relegato per acquisire una dimensione pubblica più ampia. Nel mio discorso ho citato alcuni politici italiani ed europei che negli ultimi mesi hanno pubblicamente parlato di Europa Federale e di Stati Uniti d’Europa.
Il punto di partenza del dibattito è stato l’acquisita consapevolezza di molte persone e di alcuni esponenti politici del fatto che da soli i singoli stati non possono più essere efficaci nell’affrontare le sfide che il mondo pone loro davanti. Nessuno stato, neanche la potente Germania, riesce oggi ad affrontare alla pari negoziati con Cina, Brasile o Stati Uniti. Da qui emerge dunque la consapevolezza che un maggiore grado di integrazione in Europa è non solo auspicabile, ma necessario. Alcuni passi sono stati fatti in questa direzione con il Trattato di Lisbona (ancorché questo sia una versione annacquata della Costituzione Europea) e più recentemente con la creazione di strumenti condivisi per il governo dell’economia, soprattutto tra i paesi dell’area Euro. Il passo successivo è quello di creare un’integrazione fiscale vera che dia all’Unione Europea strumenti per agire in maniera efficace e soprattutto un’integrazione politica che dia piena legittimità alle istituzioni europee avvicinandole ai cittadini. I cittadini devono infatti essere in grado di individuare i responsabili delle azioni che impattano sulle loro vite e poterli giudicare nel corso di elezioni europee vere.
Per far questo, serve una volontà politica chiara e determinata, serve che i partiti politici dei singoli stati decidano di lavorare tutti assieme per creare una circoscrizione europea che alle prossime elezioni faccia sì che i cittadini europei possano esprimersi davvero sulla bontà di programmi elettorali europei. Le campagne elettorali per le elezioni europee vengono ancora oggi fatte sulla base di circoscrizioni nazionali e programmi nazionali con candidati che spesso vengono designati non per la loro competenza sulle materie europee ma per “servizi resi” al partito nazionale o al paese di appartenenza. Cambiare ciò e andare verso un vero governo europeo richiede una grande forza che, almeno a parole, sembra oggi emergere in formazioni politiche come il PD.
Il percorso verso gli Stati Uniti d’Europa dovrà fare i conti con il crescente sentimento populista e nazionalista che sta emergendo in Italia e non solo e con una percezione dell’Europa da parte dei cittadini ancora troppo vaga. L’Europa, anche a causa delle scelte fatte dai partiti e dai politici nazionali, è vista come troppo lontana e troppo poco in grado di influire sulla vita quotidiana delle persone.
Il PD ha tutte le carte in regola per poter, insieme ai partiti progressisti europei, cambiare le cose e guidare il processo di integrazione politica in Europa mostrando quella dote di leadership che è lecito aspettarsi da un grande partito europeista e progressista. Per fare ciò dovrà sfruttare la rete di contatti con gli altri partiti del gruppo del PSE e con le altre forze federaliste ed europeiste presenti in Italia ed in Europa, uscire dall’ambiguità e con i fatti dimostrare la volontà di lottare per gli Stati Uniti d’Europa e mettere l’Europa al centro delle proprie politiche.
Vorrei concludere questa mia riflessione con una frase tratta dal Discorso sullo Stato dell’Unione che il Presidente Barroso ha pronunciato lo scorso 12 settembre davanti al Parlamento Europeo e che dà il senso dell’urgenza dell’azione e sprona tutti gli europeisti a prendere in mano il proprio destino.
“Dobbiamo utilizzare le elezioni del 2014 per mobilitare tutte le forze pro europee. Non dobbiamo permettere ai populisti e ai nazionalisti di imporre la loro visione negativa. Confido che tutti coloro che si dichiarano europei si facciano sentire e prendano l’iniziativa nel dibattito: l’indifferenza o il pessimismo dei pro europei sono ancora più pericolosi dello scetticismo degli antieuropei.”
 di Matteo Latini