venerdì 6 aprile 2012

GENERAZIONE 1000 €.


Ecco l'articolo inviato dal Coordinatore Juri Barboni per essere pubblicato su Filottrano Notizie, che però non leggerete sul quel giornale, come non potrete più leggere le nostre proposte e le nostre riflessioni, che son sempre andate ben al di là della critica e sono sempre state costruttive e propositive. Troveremo altri spazi per parlare con voi.

Nel 2009 è uscito nelle sale un film, che è sembrato ai più, di poco spessore socio-culturale: Generazione 1000 €. Al di là della storia d’amore raccontata in quel film c’è molto di più. C’è la rappresentazione di un’intera generazione che vive in un limbo indefinito, con gli unici parametri di “crisi economica” e di “precariato”.


Siamo nati più o meno tra la fine degli anni ’70 e la prima metà degli ’80, in un momento difficile per l’Italia, ma ci hanno cullato e cresciuto con grandi promesse e con l’evoluzione tecnologica che correva veloce più dell’attuale freccia rossa. Ci hanno detto che se avremmo fatto l’università avremmo avuto le porte del mondo aperte, sostenevano che nel villaggio globale ci sarebbe stato spazio per tutti e soprattutto ricchezza, saremo stati ricchi, il peggio era passato, o comunque stava passando, e ci bastava chiedere per ottenere. Così, con il cuore gonfio di speranze, poco più che adolescenti, siamo entrati nel nuovo millennio ridendo in faccia allo spettro del millennium bug: noi eravamo invincibili.


Qualcosa però è andato storto, e dalla generazione più fortunata siamo diventati tutti bamboccioni. La laurea non è stata la chiave di volta e per uno stipendio facciamo tre lavori, come il protagonista del film: “Il mio nome è Matteo Moretti ho 31 anni e sono un precario. Do ripetizioni di matematica, lavoro part-time in uno studio di un commercialista e correggo le bozze di una rivista scientifica. Guadagno in tutto 998,00€ al mese”.


Abbiamo il mondo in un palmare, possiamo trovare qualsiasi via con un navigatore, ma i concorsi sono chiusi, maestre e maestri in esubero, per vendere un aspirapolvere ti chiedono una laurea in economia ma non puoi scrivere che sei dottore perché il tuo capo non lo è, siamo nati per coprire le maternità e per i contratti a termine perché così costiamo meno, con una laurea in turismo facciamo i camerieri, abbiamo frequentato corsi di laurea che non esistono più e passiamo giornate a fare colloqui e a venderci anche per lavorare un solo mese.


A tutto questo è necessario aggiungere che ci accusano di non voler più fare i mestieri di un tempo. Forse è una critica giusta, resta il fatto che il nocciolo della questione è un altro.


Ciò che si dovrebbe realmente comprendere è che il futuro appartiene a questa generazione, la classe politica di ora dovrà inevitabilmente lasciarci il posto, come quella amministrativa-economica; ora fanno di tutto per tenerci lontani, come se fossimo ancora bambini e come se questo non ci toccasse; invece è proprio da questi trentenni apparentemente senza forza e senza prospettive che bisogna puntare per far ripartire il Paese, abbiamo solo bisogno di credere che tutto questo è nostro. Io ci credo e credo di non essere il solo. Riprendiamoci il nostro futuro.

6 commenti:

Antonio ha detto...

Bello Bello Bello.

Eleonora ha detto...

Io mi sento parte di questa generazione a 360°, ma non voglio arrendermi...anch'io ci credo!credo che ci possa essere un futuro differente da quello che gli altri ci hanno programmato!

Anonimo ha detto...

Mi dispiace deluderVi, ma anche io mi sento di appartenere alla Vostra categoria. Ho lavorato come insegnante, poi come segretaria in una azienda di cavi elettrici ed infine alla Confartigianato come vice capoufficio,(che ho dovuto lasciare dopo che Borghi se ne' andò)grazie a certi personaggi?!!!
Ho poi lavorato in Cooperative con ruoli diversi, dal 2007 sono stata in cassa integrazione dal 2010 non ho più niente e speravo nella pensione anche perchè ho 57 anni. Purtroppo potrò andare in pensione solo fra 5 o 6 anni??Io dico che non è normale, che non siamo in un paese normale quando c'è chi è andato in pensione con 16 anni di versamenti,praticamente a 34 anni; con 25 anni di versamenti, praticamente a poco più di 4o anni; con 30 anni di versamenti.I miei figli laureati a pieni voti, che vanno in giro per il mondo per lavorare 6 mesi o un anno??? Anche io credo in un futuro diverso da quello che gli altri ci hanno programmato. Di questo periodo sono profondamente delusa!!

Gabriella ha detto...

Mi dispiace deluderVi ma anche io mi sento di appartenere alla Vostra categoria. Ho lavorato come insegnante poi come segretaria in una azienda di cavi elettrici ed infine alla Confartigianato come vice capoufficio (che ho dovuto lasciare dopo che Borghi se né andò) grazie a certi personaggi?!!Ho poi lavorato in Cooperative con ruoli diversi. Dal 2007 sono stata in cassa integrazione, dal 2010 non ho più niente ma speravo nella pensione anche perchè ho 57 anni. Purtroppo potrò andare in pensione solo fra 5 o 6 anni??Io dico che non è normale, siamo in un paese che non è nomale quando c'è chi è andato in pensione a 34 anni con 16 anni di versamenti, con 25 anni di versamenti traticamente a 40 anni, con 30 anni di versamenti. I miei figli laureati a pieni voti che vanno in giro per il mondo per lavorare 6 mesi o un anno??Anche io credo in un futuro diverso da quello che gli altri ci hanno programmato. Di questo periodo sono profondamente delusa.

NADIA ha detto...

Fortunatamente io un lavoro a tempo pieno e indeterminato ce l'ho e per una volta tanto devo ringraziare i miei genitori che mi hanno consigliato in questo senso frequentare economia aziendale e non continuare gli studi dopo il diploma, così con un pò di gavetta cambiado posto di lavoro ma senza restare mai a secco sono arrivata al posto fisso, ma sulla questione fiducia devo dire che è proprio così nessuno te la da anzi sembriamo avere la peste e prendere un mutuo per dare ai tuoi figli una casa appropriata è diventato un mito irrangiugibile ma come giustamente dice Juri prima o poi questi posti d'onore che tanto si tengono stretti dovranno pur lasciarli e allora vedremo a chi darà ragione il tempo. Con le ossa dure che ci stiamo facendo alla faccia dei bamboccioni e con tutte le macerie che ci stanno lasciando sarà dura ma sono fiduciosa che ce la faremo.

Anonimo ha detto...

La stessa riflessione la facevo giusto la settimana scorsa ad un incontro organizzato dallo SPI di Ancona, dove sono stata invitata a parlare come Presidente dell'ANPI di Filottrano.
Il tema dell'incontro era dedicato alle "Nuove e vecchie povertà". Nell'occasione anche io ho evidenziato la difficoltà dei giovani a inserirsi nei ruoli chiave della società, mentre molto spesso diventano una bella immagine (di un azienda, di un partito, di una associazione) da mettere in mostra ma senza permettere loro di accedere ai ruoli chiave o di comando.
Cosa invece contraria ha invece fatto l'anpi: non solo ha permetto anche ai ragazzi di iscriversi ma ha aperto ai più giovani e specialmente alle donne la possibilità di entrare nei ruoli chiavi e quindi, ad esempio, di dirigere sezioni dell'associazione.
Nadia