Il 27 dicembre 1947, è nata la nostra Costituzione e con lei la nostra identità di popolo. In 139 articoli la Costituzione racconta chi siamo, da dove vengono i nostri valori e dove ci porteranno i nostri ideali.
Sono passati ben 60 anni e la nostra Costituzione si presenta più che mai attuale. Certo, avrà bisogno di qualche ritocchino per rispondere ad una società in continua evoluzione e ai suoi nuovi bisogni. Ma nella prima parte, specie il Titolo Primo, i valori e i principi espressi sono più che mai condivisibili.
Hanno provato a distruggerla, a minarne la basi, ma per fortuna gli italiani si sono espressi tramite referendum nel 2006 contro la sua modifica barbara, basata solo su interessi partitici.
E allora, come suggerisce anche lo spot della Presidenza del Consiglio dei Ministri in onda questi giorni, riscopriamo la carta che fonda la nostra società e il regalo più bello che possiamo farle è rileggerla, e perché no? Regalarla.
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2 commenti:
Quella del sessantesimo anniversario della sua approvazione è una buona occasione che ognuno di noi dovrebbe cogliere per conoscere un po' meglio il testo che regola la nostra convivenza di cittadini italiani. Siamo forse uno dei popoli che meno conosce i principi che reggono il proprio Stato. Il primo regalo, come dice Nadia, è leggerla. Se siamo stati bravi e lo abbiamo già fatto, rileggerla. A quel punto forse siamo anche in grado di capire come può essere cambiata. Paolo
"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."
è l'articolo 3 della costituzione, quello che preferisco, quello che non sancisce semplicemente l'uguaglianza formale tra i cittadini, ma impegna lo stato verso una "uguaglianza sostanziale": ossia un impegno nel dare a tutti le stesse possibilità.
e pensare che qualcuno ancora sostiene che il figlio dell'operaio non sia uguale al figlio dell'imprenditore!
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