mercoledì 11 gennaio 2017

LIBERTA' DI ESPRESSIONE: IL RISPETTO PER L'ALTRO PASSA ANCHE DAL LINGUAGGIO


“Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire”.
Questa frase è portata sempre come esempio in ambito politico per esemplificare un assunto fondamentale di una società cosiddetta civile e democratica: ci possono essere diverse posizioni, ed è giusto che sia così, ma le parti dovrebbero sostenere le loro posizioni in maniera rispettosa della diversità di pensiero.
Purtroppo sappiamo bene che questo non accade quasi mai, sia se ci riferiamo alla politica nazione sia rispetto a quella locale.
Scriviamo quest’articolo non conoscendo le sorti del Referendum Costituzionale del 4 Dicembre, ricordiamo però come la campagna elettorale sia stata caratterizzata da crescenti toni astiosi, spesso fuorvianti rispetto al tema fondamentale. Chi non la pensa come me, l’avversario politico, diventa un nemico da abbattere, anche verbalmente. In questo scenario i social network non fanno altro che amplificare il fenomeno. Molti di voi ricorderanno l’importante messaggio lanciato dalla Presidente della Camera, Laura Boldrini, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne. L’insulto, il linguaggio squallido e sconcio,  le critiche efferate, possono davvero considerarsi libertà di espressione? La gogna pubblica che una volta avveniva nelle piazze oggi ha trovato nei social network il luogo ideale. Ogni giorno gli utenti commentano e accusano con disinvoltura chiunque, scatenando in certi casi una vera e propria caccia alle streghe.  Sui social network leggiamo frasi che non vorremmo fossero lette o scritte dai nostri figli. E’ sufficiente che qualcuno accenda la miccia, ed ecco un gruppo di persone pronte a soffiare su quella miccia per scatenare un incendio. Nella maggior parte dei casi nessuno si prende l’impegno di verificare o approfondire, l’importante è soffiare.
Ma questo non accade solo per il referendum o per argomenti politici nazionali, questo presunto esercizio di libertà di espressione si verifica ogni giorno anche a Filottrano. E spesso prevalica i confini del web entrando nel Palazzo Comunale. Se qualcuno avesse tempo e voglia di leggere le trascrizioni dei Consigli Comunali rimarrebbe stupito dal linguaggio utilizzato da chi abbiamo scelto per rappresentarci.  Allo stesso tempo siamo sicuri che, anche leggendo nero su bianco certe frasi, parte dei cittadini non si meraviglierebbe, forse addirittura giustificherebbe tale linguaggio con: “se la sono cercata”. Eppure non sempre era così. Qualcuno tra i nostri iscritti più anziani ci ha raccontato che, quando c’erano delle forti divisioni politiche tra destra e sinistra, in Consiglio Comunale ci si scontrava come oggi, ma quando si usciva dalla sala lo si faceva sotto braccio, e nel reciproco rispetto, consapevoli che ci si poteva dividere sugli ideali di riferimento e sulle scelte, ma non sul rispetto della persona.
E non scriviamo questo a difesa di qualcuno, bensì nella garanzia di tutti, perché l’educazione e il rispetto non appartengono ad una parte piuttosto che ad un’altra, sono semplicemente universali. E se pretendiamo una buona scuola e dei buoni maestri, impegnamoci noi stessi ad essere dei buoni modelli: per i nostri figli, per i nostri colleghi, e perché no, per cittadini che ci hanno votato.
PD FILOTTRANO CIRCOLO FLAVIO ANTINORI

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