“Non
sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire”.
Questa
frase è portata sempre come esempio in ambito politico per esemplificare un
assunto fondamentale di una società cosiddetta civile e democratica: ci possono
essere diverse posizioni, ed è giusto che sia così, ma le parti dovrebbero
sostenere le loro posizioni in maniera rispettosa della diversità di pensiero.
Purtroppo
sappiamo bene che questo non accade quasi mai, sia se ci riferiamo alla
politica nazione sia rispetto a quella locale.
Scriviamo
quest’articolo non conoscendo le sorti del Referendum Costituzionale del 4
Dicembre, ricordiamo però come la campagna elettorale sia stata caratterizzata
da crescenti toni astiosi, spesso fuorvianti rispetto al tema fondamentale. Chi
non la pensa come me, l’avversario politico, diventa un nemico da abbattere,
anche verbalmente. In questo scenario i social network non fanno altro che
amplificare il fenomeno. Molti di voi ricorderanno l’importante messaggio
lanciato dalla Presidente della Camera, Laura Boldrini, in occasione della
Giornata contro la violenza sulle donne. L’insulto, il linguaggio squallido e
sconcio, le critiche efferate, possono
davvero considerarsi libertà di espressione? La gogna pubblica che una volta
avveniva nelle piazze oggi ha trovato nei social network il luogo ideale. Ogni
giorno gli utenti commentano e accusano con disinvoltura chiunque, scatenando
in certi casi una vera e propria caccia alle streghe. Sui social network leggiamo frasi che non
vorremmo fossero lette o scritte dai nostri figli. E’ sufficiente che qualcuno
accenda la miccia, ed ecco un gruppo di persone pronte a soffiare su quella
miccia per scatenare un incendio. Nella maggior parte dei casi nessuno si
prende l’impegno di verificare o approfondire, l’importante è soffiare.
Ma
questo non accade solo per il referendum o per argomenti politici nazionali,
questo presunto esercizio di libertà di espressione si verifica ogni giorno
anche a Filottrano. E spesso prevalica i confini del web entrando nel Palazzo
Comunale. Se qualcuno avesse tempo e voglia di leggere le trascrizioni dei
Consigli Comunali rimarrebbe stupito dal linguaggio utilizzato da chi abbiamo
scelto per rappresentarci. Allo stesso tempo
siamo sicuri che, anche leggendo nero su bianco certe frasi, parte dei
cittadini non si meraviglierebbe, forse addirittura giustificherebbe tale
linguaggio con: “se la sono cercata”. Eppure non sempre era così. Qualcuno tra
i nostri iscritti più anziani ci ha raccontato che, quando c’erano delle forti
divisioni politiche tra destra e sinistra, in Consiglio Comunale ci si
scontrava come oggi, ma quando si usciva dalla sala lo si faceva sotto braccio,
e nel reciproco rispetto, consapevoli che ci si poteva dividere sugli ideali di
riferimento e sulle scelte, ma non sul rispetto della persona.
E
non scriviamo questo a difesa di qualcuno, bensì nella garanzia di tutti,
perché l’educazione e il rispetto non appartengono ad una parte piuttosto che
ad un’altra, sono semplicemente universali. E se pretendiamo una buona scuola e
dei buoni maestri, impegnamoci noi stessi ad essere dei buoni modelli: per i
nostri figli, per i nostri colleghi, e perché no, per cittadini che ci hanno
votato.
PD FILOTTRANO CIRCOLO FLAVIO ANTINORI