Abbiamo deciso di augurarvi Buon Natale con le
parole di un grande narratore: Dino Buzzati. E' un pò lungo, ma vale la
pena arrivare fino alla fine. Con l'augurio che lo spirito del Natale
ci accompagni 365 giorni l'anno.
Auguri dal Circolo Flavio Antinori Filottrano
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LO STRANO FENOMENO CHE SI CHIAMA NATALE di Dino Buzzati
Abbiamo appena finito di riporre nell’armadio le candeline e i gingilli
dell’albero, appena finito di rispondere agli auguri dell’anno scorso e
già ricominciano a suonare le campane con quel suono così
caaatteristico. Un altro Natale è arrivato, precipitando su di noi con
la spaventosa velocità del tempo. Ed eccoci perciò alle prese con la
famosa ricorrenza, la quale ogni anno si presenta esattamente identica,
conservando intatto attraverso i cataclismi e i secoli il suo incanto.
Sul Natale sono state dette fiumane di parole, scritti centinaia di
libri, migliaia di racconti e di poesie. A prima vista sembra che, per
parlarne ancora, ci voglia una bella dose di coraggio. Ma non è vero.
Non se ne parlerà mai abbastanza. Il natale ritorna ogni dodici mesi,
allo stesso giorno, 25, con precisione matematica, non è quindi una cosa
molto rara. Tutti sanno come è fatto, tutti potrebbero descrivere in
anticipo nei minuti particolari quello che accadrà nelle case
rispettive. Eppure se ne resta sembre sbalorditi.
Senza neppure
chiedersi il perché, la gente si smarrisce in quella strana atmosfera
di allegrezza, di riposo, di poesia, di bontà e, data l’abitudine, trova
tutto molto naturale; però nel profondo dell’animo c’è lo stupore,
l’incredulità. Come è possibile che esista un giorno così differente
dagli altri 364 giorni dell’anno? Come si spiega che per l’occasione
l’umanità si comporti esattamente al contrario del solito?
Certo, è un fenomeno straordinario, uno dei fenomeni più sbalorditivi
che siano mai accaduti sulla terra. Più ci si medita, meno si riesce a
capacitarsi. Una faccenda così terribilmente diversa da tutto il resto!
Provate, per piacere. a pensarci un po’.
La situazione è la
seguente: c’è da solennizzare un importante anniversario, il più
importante anzi. La scoperta dell’America – tanto per fare degli esempi –
o la caduta dell’Impero romano, che cosa volete che siano al paragone
del la nascita di cristo, figlio di Dio sceso fra noi per farsi
crocifiggere? Anche i cristiani di tiepida fede, anche i dubbiosi, anche
i miscredenti, tutti d’accordo che questa è la data più grande della
storia, dopodiché si è cambiata la faccia del mondo. Al confronto
Waterloo e il trattato di Aquisgrana fanno ridere.
Ebbene – e
qui comincia l’incredibile – che cosa decidono di fare gli uomini per
festeggiare la ricorrenza massima dell’anno? Osservateli, prego, con
grandissima attenzione. Forse che si riuniscono in cortei, come nei
giorni di esultanza nazionale, per marciare fino in piazza con le
bandierie e i labari, al suono di fanfare? Forse che chiudono la casa e
si mettono a girare per il mondo come d’estate quando ci sono le
vacanze? Neanche. Oppure si travestono con allegre maschere e
scorrazzano per le strade con pifferi, chitarre e bottiglie di buon
vino? Ma neppure. Vuol dire dunque che restano tutto il santo giorno in
letto a sonnecchiare? O si affollano nelle osterie a vuotare fiaschi e
botti? O invadono cinema e teatri? O vanno a caccia? O se ne stanno
seduti ai tavolini del caffè a spettegolare? O giocano alla palla? O si
danno interamente a far l’amore? Meno che mai.
E allora cosa fanno?
Se non lo si constatasse coi nostri personali occhi, non lo si
crederebbe. La raltà supera le più pazze favole. perché il fatto
sbalorditivo è questo: gli uomini per godere la festa delle feste, non
cercano gli spassi soliti; al contrario, essi scelgono proprio quello
che normalmente riesce più ostico e ingrato, l’opposto delle abituali
preferenze.
Per il giorno di Natale – credere o non credere –
diventano buoni all’improvviso. Si mettono a eseguire con entusiasmo
sincerissimo il comandamento più spinoso di Nostro Signore Gesù Cristo ,
che è quello di amare il nostro prossimo!
Cosa è successo?
Sono forse diventeti tutti matti? Forse li prende un’arcana nostalgia
della stagione remotissima quando tra gli alberi e i ruscelletti
dell’Eden, Adamo ed Eva si aggiravano spensierati, senza neppure
lontanamente sospettare che cosa fosse desiderare il male? O è invece
un anticipo, un presentimento, una prova generale dell’età futura,
anch’essa lontanissima ma che certo un giorno arriverà, quando la
cattiveria, l’odio e l’egoismo saranno spariti dal consorzio umano?
Quale che sia il motivo, guardateli uno per uno: la mano abituata a
bastonare oggi accarezza, la bocca abituata ad imprecare oggi sorride,
l’avaro è generoso, l’invidioso gode dei successi del collega, il
vendicativo è pronto a perdonare. Sissignori, oggi uomini e donne
trovano più soddisfazione nella gioia altrui che nella propria. E
questo, salvo errore, si può dire un bel miracolo.
;a non è
finita, non è ancora tutto. State attenti che il bello arriva adesso.
Viene infatti istintivo di pensare: tanta bontà, tanto amor del prossimo
è certamente una cosa splendida, ma chissà che fatica costa, che
sacrifici, che travagli. Chissà che peso, per gli uomini, sostenere uno
sforzo simile senza il minimo allenamento preventivo. Macché. Proprio il
contrario. A vederli, non si sono mai trovati così bene. Che facce
liete, che sguardi benevoli, che sorrisi luminosi, che parole soavi,
piene di tolleranza e comprensione. Ciò che di solito è un castigo, cioè
il sacrificarsi per il prossimo, diventa luce, soddisfazione,
beatitudine. Felici sono, leggeri come piume.
Questo è il
prodigio di Natale, sul quale non si scriverà mai abbastanza, da tanto è
bello e misterioso. Resta infatti aperto un grande enigma: se in questo
giorno gli uomini ci trovano tanta gioia a essere buoni, se si sentono
cosìin pace con se stessi, perché non ci danno dentro, perché non
perseverano, perché non si abbandonano definitivamente dopo averne
provate le delizie, alle tentazioni del bene? Invece smettono subito.
Basta che dal calendario cada il foglietto del 25 dicembre e che compaia
il 26, tutto riprende come prima: gli affanni, le facce dure, gli occhi
cattivi, l’avidità, le parolacce, gli scatti d’ira, le maldicenze, gli
egoismi, l’inquietudine. Come se il Natale fosse stato un sogno, o una
colpa vergognosa da nascondere, o una fuggevole pazzia su cui sarebbe
pericoloso insistere. Per ventiquattr’ore gli uomini trovano la massima
gioia nel fare quello che è nei desideri di Dio; e subito dopo,
inesplicabilmente, tornano alle loro squallide abitudini. Perché questo
voltafaccia? Ecco un problema che non siamo mai riusciti a decifrare.
Perché buoni un solo giorno e poi basta fino all’anno successivo? Eppure
sembrano felici.
Ben strana razza, gli uomini. Bravo chi li capisce.
Dino Buzzati
Corriere d’informazione, 24-25 dicembre 1954
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