"Arbeit
macht frei". C’è inciso questo sopra l’ingresso del campo di
concentramento di Auschwitz, c’è
scritto che il lavoro rende liberi.
Naturalmente non esiste un vero collegamento tra il lager nazista più
famoso al mondo ed il primo maggio; ma quando ho pensato a cosa poter scrivere
per onorare questa festa mi sono messo a navigare qua e là su internet. Ho
scritto “primo maggio” sul motore di ricerca per vedere se ci fosse stato
qualche avvenimento particolare legato a questa data, oltre al famoso sciopero
del 1886 che portò alla conquista delle otto ore lavorative passando per i
morti di Chicago. Ecco il primo maggio in realtà sono successe molte cose nella
storia: nel 1707 è stato sancito l’atto d’unione tra Scozia, Galles e
Inghilterra; nel 1863 inizia la guerra di secessione in America, nel 1869 apre
le Follie Bergè;nel 1931 viene inaugurato l’Empire State Bulding, nel 1945
muore Goebbels... si suicida con la moglie il ministro della propaganda del
Terzo Reich. È qui che è nata la mia associazione mentale.I comunisti sovietici ci tennero molto a liberare Berlino il primo maggio
e la battaglia fu atroce. Era il loro modo per festeggiare la festa più
importante dell’anno per i russi. Un simbolo.
Ora il lavoro non è più un simbolo, è un miraggio. Le otto ore e il
contratto a tempo indeterminato sembrano lontane come l’isola di Pasqua, oggi
dovremmo istituire la festa del precariato o meglio ancora del disoccupato, una
piaga sociale che colpisce il nostro Stato, soprattutto i giovani ma non se ne parla mai abbastanza, se non elencando un
dato Istat ogni tanto su qualche Tg.
La realtà è che nel 2012 di lavoro non si parla perché fa male. Ci sono persone
che vengono messe in cassa integrazione e non sanno e non capiscono perché, non
capiscono perché c’è bisogno di produrre all’estero. Ci sono famiglie intere
che di colpo si trovano senza lavoro. Eppure la nostra è “una Repubblica
Democratica fondata sul lavoro”, lo dice la Costituzione nel primo articolo;
invece ora il lavoro ci manca e per farlo ci svendiamo. È una legge economica,
quella della domanda dell’offerta e, in questo mondo sotto-sopra, i poli si
sono invertiti. Un tempo erano le aziende che domandavano lavoro e gli uomini e
le donne lo offrivano, questa terminologia nell’uso comune si è invertita,
siamo noi a domandare lavoro e loro ad offrircelo, come se non fossimo adatti,
come se non fossimo all’altezza,come se non fossimo mai la persona giusta nel
posto giusto. Così ci si può chiedere di essere apprendisti con 4 anni di
esperienza e la laurea specialistica. Insomma ci troviamo a festeggiare un
primo maggio senza la categoria protagonista: i lavoratori. È l’obiettivo di
molti in questo periodo, un ossessione per qualcuno, per altri ancora
un’esigenzaNon credo che il lavoro renda liberi, ma sono certa che sia una parte
fondamentale della nostra vita, perché ci lascia il tempo e lo spazio per
realizzarci e l’autorealizzazione è uno dei bisogni di ogni esistenza umana. Nel
1886 hanno lottato per avere il diritto a lavorare meno ore al giorno, oggi
dovremmo lottare per avere una concorrenza più equa perché il mercato è globale
e qui ci stiamo svendendo a ribasso, fino all’umiliazione. Dovremmo lottare per
riprenderci una dignità e per darla a lavoratori nel mondo che non l’hanno mai
avuta. Scrive Diego Cugia: “Un uomo solo di fronte al muro è un uomo solo, ma
due uomini di fronte al muro è il principio di un’evasione”. Sediamoci insieme
a guardare il muro e scopriamo la via di fuga che conduce alla dignità.
Juri Barboni, coordinatore circolo PD Filottrano.