lunedì 5 novembre 2007

Le sottile linea tra legalità e razzismo


I terribili fatti di cronaca accaduti la scorsa settimana mi hanno lasciato senza parole: l’efferatezza del gesto, la situazione insostenibile di tante città, la difficile eppure necessaria integrazione tra culture, la questione della certezza della pena e la necessità di riscrivere e rivedere le regole e farle rispettare. Senza contare l’ondata xenofoba che si sta sollevando con il prevedibile e ingiustificabile attacco di quei ragazzi a quei rumeni innocenti.
La situazione mi sembra talmente complessa e di facile banalizzazione che non so neanche da dove iniziare. Provo a leggere qualche commento su internet e a sentire le opinioni della gente: da un lato la repressione totale, il mandare tutti a casa, come se fosse possibile, come se fosse davvero questa la soluzione, dall’altro chi dice che le norme attuali siano sufficienti. Bisognerebbe trovare la via di mezzo, ma la linea tra legalità e razzismo, nella mia testa, è alquanto confusa.
Mi piacerebbe sentire la vostra opinione a riguardo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il fatto è che ora l'Italia e l'Europa, si devono difendere non solo dall'illegalità extracomunitaria ma anche da quella comunitaria. Perchè la comunità è sempre più grande (fa comodo economicamente) e incontrollata. La comunità si dà regole di convivenza ispirate a ideali nobili (libera circolazione delle persone) e praticabili (perchè nati dalla comune esperienza di un nucleo di paesi che per decenni hanno cercato la condivisione) ma che poi pretende di estendere freneticamente a chiunque, senza valutare la maturità dei percorsi storici e il rispetto dei fondamentali diritti civili. Per decenni l'Europa ha significato la faticosa ma tenace collaborazione di 10-12 paesi; ora in pochissimi anni si è arrivati a 27, tra cui, da qualche mese anche Bulgaria e Romania (e gli effetti si vedono). Adesso si pensa con insistenza alla Turchia (ma non è in Asia?), qualcuno propone addirittura Israele (non è sempre Asia?), fra un po' ci sarà qualcuno che penserà ad "integrare" i paesi del nord Africa. A me sta molto simpatica la Papua Nuova Guinea (paese del sud-est asiatico poco sopra l'Australia): per quel che ne so è popolato da gente a modo. Se lo propongo all'Unione Europea di sicuro me lo accettano.

Anonimo ha detto...

vi vorrei segnalare questo articolo di Umberto de Giovanelli "E Fini disse: rumeni venite" de L' Unità

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=70397

(forse per leggerlo bisogna iscriversi). Vi riporto alcuni pezzi:
Ed è stata cura dell’allora ministro degli Esteri (fini appunto) accelerare l’ingresso di due Paesi dell’ex blocco sovietico nell’Unione Europea: Bulgaria e, per l’appunto, Romania. Vale la pena riprendere i giornali dell’epoca, e mettere in fila le dichiarazioni dell’allora titolare della Farnesina e del suo entourage che ponevano l’accento sulla necessità dell’Europa di guardare con decisione ad Est lasciando perdere ogni pericolosa velleità di puntare verso Sud, magari pensando di allargare la cristiana Europa all’islamica Turchia.

Due luglio 2003, discorso del Cavaliere all’Europarlamento per l’insediamento della presidenza italiana: l’Italia, sottolinea Berlusconi, punta decisamente a far entrare nel 2007 Bulgaria e Romania nell’Unione Europea. E, fuori dall’ufficialità, una fonte al seguito del premier chiosò: i Paesi ex comunisti aiutano a far argine ai comunisti di casa nostra… Questo per buttarla in politica, perché c’è poi un’aggiunta di «colore»: le romene sono proprio delle bellezze…Sono passati solo pochi anni da queste edificanti esternazioni. Ma oggi sia Berlusconi che Fini sembrano aver dimenticato. Troppo facile. Troppo comodo.