Durante i lavori del Consiglio Regionale dello scorso 21 marzo, il Capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, si è esibito nell’ennesima quanto deprecabile figuraccia, stavolta tirando in ballo una presunta responsabilità della “teoria gender” sul calo demografico che colpisce il nostro Paese.
Per la rilevanza che ricopre e le conseguenze che determina, il calo delle nascite merita senza dubbio massima attenzione e un adeguato approfondimento. Provando a trattarlo con il dovuto senso di responsabilità evitando banalizzazioni, possiamo provare a mettere a fuoco le reali cause della denatalità.
In primis le difficoltà economiche, le disuguaglianze sociali, l’impossibilità di una reale conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, la precarietà unita alla disoccupazione giovanile e femminile, l’assenza di un adeguato welfare sociale. Fattori da cui è necessario ripartire con la massima attenzione, tanto a livello nazionale quanto a livello regionale con politiche ed interventi mirati.
E’ ormai chiaro che la piena occupazione femminile non è limite, ma fattore che favorisce la natalità e per averne prova basterebbe uno sguardo ai Paesi del nord Europa per rendersi conto che alla massiccia percentuale di occupazione femminile corrisponde un elevato tasso di nascite.
Una realtà che stride profondamente con quanto sostenuto dal Capogruppo di Fratelli d’Italia che vorrebbe le donne chiuse in casa ad accudire i figli.
Quello che ci continua a preoccupare è prendere atto che giunti ormai al giro di boa della legislatura la nostra regione, presa ad esempio da Giorgia Meloni, preferisce riferirsi alla “teoria gender” piuttosto che sollecitare il Governo nazionale ad attivare azioni a supporto delle famiglie quali congedi parentali flessibili e ben retribuiti, tutele per i genitori che scelgono il part time, solo per citarne alcune.