venerdì 26 settembre 2025

FILOTTRANO NON VA PIU' DI MODA? QUALI “RADICI”, QUALI “ALI”?





La domanda, per essere ben posta, dovrebbe essere: quanti capi di abbigliamento “costruiti” e di “qualità” sono venduti nel mondo, come espressione del Made in Italy, e quanti di questi possono essere prodotti nel distretto di Filottrano? 


Filottrano nel tempo si è distinta per la “produzione” di capi di abbigliamento e quasi mai per la loro “commercializzazione” i cui risultati sono stati per lo più limitati nel tempo e anche oggi scarsamente espressivi sia in termini di quantità che di fatturato.
Dopo che il 19 maggio 1970 l'allora sindaco Isidoro Carancini, a nome di tutte le forze politiche filottranesi (D.C. - P.S.I. – P.S.U. - P.C.I. - M.S.I. - P.L.I. - P.R.I.) “ et titolare industria confezioni Orland et rappresentanza maestranze ”, aveva inviato un accorato telegramma al Governo e ai Parlamentari marchigiani, il 16  luglio 1970 il Governo (Sottosegretario di stato al Ministero dell'industria, del Commercio e dell'Artigianato Onorevole Oscar Mammì) aveva chiesto all'Eni l'incorporazione della ditta “Orland”, in grave crisi economica, dopo che con “estrema tempestività” il 20 luglio 1970 il Presidente dell'Eni (Eugenio Cefis), aveva inizialmente risposto che “ la nostra società Lanerossi non ha attualmente in corso trattative con la Ditta Orland di Filottrano al fine di esaminare la possibilità di un nostro intervento nelle Orland stessa ”, nel 1975, dopo ulteriori alterne vicende che avevano coinvolto le partecipate ENI nel settore tessile e dopo un’importante lotta unitaria, sindacale e di popolo che caratterizzerà tutto quel periodo, veniva costituita con 500.000.000.= di lire di capitale sociale la spa Confezioni di Filottrano partecipata da Tescon al 99% e Sofid all' 1%. La Confezioni di Filottrano spa ha rappresentato per molti aspetti la “storia” di Filottrano.

Nel 2025 una qualsiasi seria analisi economica della situazione nel Comune di Filottrano dovrebbe essere rispettosa delle vicende che hanno caratterizzato in questi cinquanta anni, più che in quelli precedenti, il nostro Comune, e dovrebbe evitare semplificazioni e banalizzazioni perché fuorvianti e non utili alla comprensione della situazione. Sarebbe poi opportuno evitare quindi anche generiche espressioni del tipo “ Città della sartoria industriale” e oggi ipotizzare, come soluzione del problema, addirittura collegamenti con la ZES Unica (disegno di legge n. 138 del 4 agosto 2025) di cui peraltro al momento il territorio di Filottrano non farebbe  parte per la componente relativa alle “Misure di agevolazione fiscale” e alle “Semplificazioni procedurali” ma semmai solo per le agevolazioni occupazionali relative agli over 35. Tralascio ogni riferimento alle considerazioni sul fatto che “.... quando si andava in giacca e cravatta eravamo la sesta potenza mondiale”. Le stesse analisi sui dazi USA, che pur incideranno pesantemente sul made in Italy, rischiano di essere fuorvianti se si arriva a considerarle addirittura “opportunità” perché “ …. è un prodotto eccellente che non gli mette paura l'aumento”. Non citerei queste considerazioni se non fossero state espresse da un “sindaco” e da un “imprenditore” e quindi possono costituire un “orientamento”.  Non servono poi “lapidi” e “portoni rossi” relativi ai tempi che furono. Non servono nemmeno gli “outlet”, la “cerimonia” e il “fatto su misura”, non perché non importanti anche se con percentuali minime sul venduto, ma perché relegate alla componente commerciale e non significative sotto l'aspetto produttivo.
Il caso vuole che sempre nel 1975 mi laureassi con il Professor Giancarlo Polidori con una tesi su “L'industria manifatturiera nella Provincia di Ancona”. Ne ho rilette alcune pagine scolorite anche dalla scrittura di quella che una volta chiamavamo “macchina da scrivere” con un nastro non proprio, a distanza di anni, indelebile. Alcune considerazioni sono ancora attuali.

Che cosa resta oggi, in particolare a Filottrano, di quel mondo e come può ancora essere considerato un elemento dello sviluppo futuro?

Resta una grande e diffusa capacità di industrializzazione dei prodotti e di produzione industriale nel campo dell'abbigliamento “costruito” soprattutto maschile. Questa capacità è stata ed è pesantemente utilizzata e “abusata” negli ultimi quindici anni dalle grandi società della moda italiane e francesi che oggi possiedono la stragrande maggioranza del mercato mondiale dell'abbigliamento.


In questo senso non a caso l'azienda oggi industrialmente più evoluta e più solida (e commercialmente totalmente autonoma ma non a Filottrano dove si limita a “produrre”) è nata da quel mondo produttivo e dopo oltre quarantacinque anni ne rappresenta l'evoluzione migliore ed è l'unica che produce a Filottrano esclusivamente per la “sua” commercializzazione diretta. Forse l'Ing. Carlo Marasca avrebbe meritato una “lapide” più di altri ma del resto, meglio cosi, perché lui non l'avrebbe mai voluta. Senza l'attività di Carlo Marasca e le sue decisioni durante la crisi aziendale il gruppo Canali non avrebbe molto probabilmente radicato la sua attività industriale nelle Marche e in particolare a Filottrano. Del resto per anni l'azienda sotto l'aspetto produttivo è stata diretta dagli stessi giovani quadri provenienti dalla precedente esperienza produttiva. Tutte le altre “celebrate” esperienze, almeno sotto l'aspetto produttivo, oggi non esistono più. Certo hanno contribuito anche a diffondere capacità imprenditoriali ma oggi non esistono più dopo passaggi societari diversi che dalle Confezioni di Filottrano sono poi finiti in attività solo “commerciali”, pur importanti quanto si vuole ma oggi scarsamente rappresentative della produzione filottranese.

Tutte le altre aziende che costituiscono la struttura occupazionale della zona svolgono soprattutto un’attività a favore dei grandi marchi in larga parte con il metodo del cosiddetto “commercializzato” che impone anche altre professionalità e soprattutto una più adeguata struttura finanziaria ma che esige una nuova filiera produttiva soprattutto con l'utilizzo di strutture gestite, nelle Marche e in Italia, da imprenditori extracomunitari e con costi più limitati per motivi che in questa sede è opportuno non sviluppare. I grandi marchi, che non hanno più capacità di industrializzazione del prodotto e di produzione diretta, hanno bisogno di queste attività sulle quali scaricano però oggi prezzi di produzione non remunerativi e soprattutto la estrema flessibilità del mercato. La soluzione futura non può pertanto essere il decentramento del decentramento alla ricerca di costi sempre minori né il formalismo delle grandi aziende ormai solo “esperte” in audit sempre più esasperati e in una estensione, solo formale e parossistica, del modello 231 a parte della filiera produttiva per evitare agli amministratori delegati, e alle loro aziende, conseguenze penali come recentemente avvenuto a Milano. In sostanza a fronte di margini elevatissimi (come le indagini di Milano hanno dimostrato) lucrano su prezzi ridottissimi nelle lavorazioni e soprattutto scaricano su altri le responsabilità dell'ulteriore decentramento produttivo indispensabile per sopravvivere.

L'attività di industrializzazione del prodotto e di produzione di qualità in loco è indispensabile per il made in Italy. La delocalizzazione in paesi con minori costi della manodopera non è perseguibile soprattutto per le nostre tipologie produttive e per la estrema flessibilità della attuale produzione.  Quest’attività deve essere perciò compensata in modo adeguato perché non si può continuare solo con la ricerca del costo più basso come decenni fa s’iniziò con il cosiddetto “façon” e poi si continuò in epoca “globalizzazione”. Alcune aziende, come Prada, si stanno riorganizzando in questo senso anche rilevando siti produttivi. Filottrano può avere un ruolo in futuro solo in questa direzione e questa rappresenta la migliore evoluzione del passato perché strategica nel contesto del “made in Italy” a sua volta strategico nel quadro della economia italiana anche per l'indotto che genera insieme all'arte. Made in Italy non significa infatti solo abbigliamento. Filottrano potrà poi essere il comune più rappresentativo di un distretto produttivo (non commerciale) del settore abbigliamento esteso alle aree limitrofe della Vallesina, della Val Musone e del Maceratese.

Questa prospettiva presenta però problemi con una ulteriore riduzione occupazionale ed anche, non sembri strano, con una grave carenza di manodopera qualificata che possa garantire un adeguato ricambio generazionale, non tanto sotto l'aspetto imprenditoriale, ma soprattutto sotto quello strettamente professionale. Compito della politica regionale è favorire questo processo con una seria riforma dei processi formativi a favore dei giovani che rendano attrattivo questo settore produttivo e non solo degli espulsi dal processo produttivo (over trentacinque).
Sarà poi necessaria, sempre ai fini occupazionali, un’adeguata diversificazione produttiva.

Nel settore moda potrà riguardare soprattutto, a Filottrano, l'abbigliamento femminile da sempre scarsamente presente sotto l'aspetto produttivo. Settori diversi andranno invece più favorevolmente cercati nelle aree vicine della Vallesina (Jesi) e della Val Musone (Osimo e Castelfidardo). In questo senso compito della politica regionale sarà soprattutto migliorare i collegamenti in particolare della strada provinciale 8 dopo la recente sistemazione della strada statale 362.
Filottrano potrà così continuare a essere di “moda”, cercando, ripeto, di evitare ripetitivi luoghi comuni, e potrà esserlo soprattutto sotto l'aspetto occupazionale che è la questione più importante del problema ed è quello che ci interessa di più.  Per chi guarda al passato, ma pensando al futuro, oggi sarebbe opportuno un riconoscimento “formale” agli “operai e alle operaie delle confezioni”. Oggi di tutta la storia produttiva filottranese resta, infatti, solo il ruolo svolto dagli operai e dalle operaie delle “confezioni”.  In questo senso forse il vero precursore da ricordare è Franco Carbonari dalla cui attività si sviluppò l’elemento industriale filottranese. Sotto l’aspetto imprenditoriale resta la acquisita capacità di gestire tutto il processo produttivo come evoluzione del façon puro. L’elemento ”commerciale” non si è mai veramente sviluppato a Filottrano e anche oggi rappresenta la parte critica del problema anche a causa degli sviluppi societari, ormai mondiali, del settore che ne impediranno, penso definitivamente, lo sviluppo anche in futuro.  La commercializzazione diretta, che pur inizialmente rappresentava l'attività più significativa, oggi, dopo oltre sessanta anni dall'inizio di questa vicenda e a cinquanta anni dalla nascita della spa Confezioni di Filottrano, rappresenta ancora una quota marginale. Solo ripartendo dalla “produzione” Filottrano potrà perciò continuare a essere “di Moda” perché il “made in Italy” ha sempre più bisogno di chi produce a elevati livelli qualitativi in Italia e soprattutto ha bisogno di continuare a “conoscere” l’industrializzazione del prodotto che commercializza con successo, ma pur con sempre minori quantità, nel mondo. A Filottrano, mi ripeto, interessa quanti capi “costruiti” e di “qualità” devono essere prodotti al mondo e quanti di questi possono essere prodotti a Filottrano. Per “conoscere” e “praticare” l’industrializzazione del prodotto serve poi professionalità e la disponibilità delle giovani generazioni a considerare il settore produttivo e organizzativo della moda, e non solo quello “creativo” e “commerciale”, attraente sotto l'aspetto professionale.

Compito della politica, come unitariamente fece nel 1970, è quello di favorire questo processo che è strategico per tutto il Paese Italia, senza il quale il made in Italy cesserebbe di esistere e diventerebbe solo un “marchio”, e per il quale Filottrano, dopo cinquantacinque anni dal telegramma del sindaco Carancini e a cinquanta anni dalla costituzione della spa Confezioni di Filottrano, può continuare a svolgere un ruolo importante soprattutto grazie agli “operai e alle operaie delle confezioni” di ieri e a quelli di domani, che possono rappresentare veramente “Le Radici e le Ali” per dirla con Marino e Sandro Severini. 

Roberto Pesaresi
Agosto 2025

mercoledì 24 settembre 2025

"Le idee cambiano tutto”: la politica torna tra la gente.

Silvia Lorenzini con Isabella Conti e Manuela Bora.

Il 20 settembre 2025, la piazza di Filottrano si è trasformata in un vero e proprio laboratorio civico a cielo aperto. Il Circolo PD locale, ha promosso l’iniziativa “Le idee cambiano tutto” per riportare la politica tra le persone, fuori dalle stanze istituzionali, in un dialogo diretto e sincero con cittadini, associazioni e realtà del territorio.

Alle ore 16 abbiamo dato il via a un incontro che ha visto la partecipazione di figure istituzionali di grande valore: Isabella Conti, assessora regionale dell’Emilia-Romagna con delega a Scuola, Welfare e Terzo Settore, e Silvia Lorenzini, consigliera comunale di Filottrano, oltre alla sottoscritta. Insieme abbiamo animato un confronto aperto, toccando temi cruciali come l’educazione, l’inclusione sociale e il futuro del welfare.

Abbiamo avuto il piacere di ospitare una relatrice d’onore: Isabella Conti, figura politica di spicco dell’Emilia-Romagna, consigliera regionale eletta nel 2024 con quasi 20.000 preferenze, la più votata in assoluto. Bolognese, classe 1982, avvocata e mamma, ha iniziato il suo percorso politico a soli 14 anni nella Sinistra giovanile. Per dieci anni è stata sindaca di San Lazzaro di Savena, dove ha ottenuto una riconferma plebiscitaria con l’81% dei voti.

In piazza Mazzini a Filottrano, Isabella Conti ha condiviso con noi riflessioni profonde e proposte concrete, sottolineando quanto sia fondamentale una politica che ascolta e si confronta, lontana dalle logiche burocratiche e vicina ai bisogni reali delle comunità. Ha raccontato il lavoro che sta portando avanti la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna, che ha recentemente approvato un piano da 4,5 milioni di euro per contrastare la dispersione scolastica e rafforzare l’inclusione territoriale. Un progetto ambizioso che punta a trasformare le scuole in presìdi permanenti di socializzazione e orientamento, con particolare attenzione alla fascia d’età tra gli 11 e i 19 anni.

La prima direttrice del piano prevede 2 milioni di euro per la sperimentazione delle “scuole aperte” nelle secondarie di primo grado, statali e paritarie. Gli edifici scolastici ospiteranno attività educative, sportive e culturali in orario extracurriculare, diventando spazi di comunità anche durante l’estate. Queste attività saranno gestite in collaborazione con associazioni culturali e sportive, enti locali e cooperative sociali, con l’obiettivo di promuovere partecipazione e inclusione. Come ha detto Isabella, “la scuola è l’infrastruttura più potente che esista, una promessa di senso, un posto dove si cresce in dignità e possibilità”.

Il dibattito si è successivamente concentrato sul tema del welfare, affrontando le sfide emergenti legate alla genitorialità, alla maternità, alla presa in carico delle esigenze giovanili e dei nuovi disagi sociali, fino ad arrivare all’assistenza agli anziani. In questo contesto, l’ex Assessora al comune di Filottrano Silvia Lorenzini ha offerto un contributo prezioso, frutto di dieci anni di esperienza come assessora a Filottrano, durante i quali ha lavorato con passione e competenza su questi temi.


Lorenzini ha sottolineato come il perseguimento del benessere, nell’ambito delle politiche sociali, significhi dotare la comunità di strumenti capaci di favorirne la crescita e renderla funzionale. Per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale conoscere a fondo il territorio, raccogliere dati, individuare criticità ed eccezioni, e costruire una rete sinergica tra istituzioni, servizi e agenzie educative locali.

Ha indicato la comprensione del funzionamento dei sistemi e delle problematiche sociali come la chiave di lettura e azione per definire le risorse e i servizi da attivare. Al centro di questa visione c’è la famiglia, da cui sono nati numerosi progetti pensati per rispondere ai bisogni concreti dei cittadini. Tra questi, l’Ostetricasa, lo Sportello pedagogico, la scuola per genitori, lo Sportello psicologico, il centro di aggregazione per bambini, bambine e adolescenti, e la ludoteca. Tutti questi servizi sono stati offerti gratuitamente alla popolazione, con l’obiettivo di promuovere inclusione e supporto.

Un altro intervento significativo è stato la ristrutturazione di un piano della prima fabbrica del tessile e abbigliamento di Filottrano, trasformata attraverso il progetto “LaFabbrica, tessuto di connessioni”. In questo spazio sono stati integrati i servizi già attivi e sono state create nuove aree dedicate alla musica, una delle espressioni culturali più radicate nel territorio. Queste aree, gestite dalle associazioni locali, ospitano corsi musicali aperti ai giovani e alla cittadinanza in generale.

L’investimento nella formazione ha rappresentato un pilastro fondamentale dell’azione amministrativa. Le educatrici del nido e le insegnanti di ogni ordine e grado dell’Istituto Comprensivo sono state coinvolte in percorsi di aggiornamento, e lo sportello di consulenza pedagogica è stato inserito direttamente all’interno della scuola, rafforzando il legame tra educazione e supporto sociale.

Infine, Lorenzini ha evidenziato l’importanza dell’assistenza educativa come forma di sostegno preventivo per le giovani generazioni in difficoltà e per le loro famiglie. L’intervento, quando necessario, deve essere tempestivo e iniziare fin dai primissimi anni di vita, per garantire un accompagnamento efficace e duraturo nel percorso di crescita.

Questa visione integrata del welfare, basata sulla conoscenza del territorio, sulla centralità della famiglia e sull’investimento nei servizi educativi e culturali, rappresenta un modello virtuoso di amministrazione locale, capace di rispondere con concretezza e sensibilità alle sfide del presente.

Isabella ha poi raccontato come la sua Regione stia affrontando il tema dell’assistenza agli anziani, evidenziando una realtà spesso invisibile: a fronte di circa 17.000 persone ospitate in strutture, decine di migliaia sono assistite a domicilio da famiglie che modificano radicalmente la propria vita, diventando caregiver o affrontando spese ingenti per personale specializzato.

La Regione Emilia-Romagna sta lavorando a un nuovo modello di welfare, ancora in fase embrionale, che mira a mettere a sistema le risorse esistenti. Un modello che consenta di individuare le problematiche e fornire risposte strutturate, anche attraverso l’uso della telemedicina e dell’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di contrastare il decadimento e la solitudine, favorire la domiciliarità e valorizzare le reti di prossimità.


Nel mio intervento ho ripercorso il lavoro svolto nella precedente legislatura come assessora della Giunta Ceriscioli, evidenziando le criticità che ho denunciato in questi cinque anni di opposizione alla Giunta Acquaroli
. Ho voluto offrire una lettura politica lucida e appassionata, ribadendo la necessità di una politica che torni ad ascoltare, a costruire, a mettersi in gioco.

“Le idee cambiano tutto” è stato un momento autentico di confronto, dove la politica ha scelto di aprirsi al dialogo e raccogliere stimoli dal territorio. Sono convinta che il Partito Democratico delle Marche debba ripartire da esperienze e competenze come quella di Isabella Conti, che incarnano al meglio i valori del nostro partito e lo spirito di servizio che ci guida.

Ringrazio di cuore il Circolo PD di Filottrano per l’organizzazione impeccabile, Silvia Lorenzini per il suo contributo prezioso e Isabella Conti per la sua generosa disponibilità e visione. 


È stato un pomeriggio ricco di contenuti, emozioni e prospettive. Continuiamo a camminare insieme, perché solo insieme possiamo cambiare davvero le cose.

Manuela Bora

Consigliera regionale PD Marche



lunedì 15 settembre 2025

Quando la politica è ridotta solo a “narrazione”, “esasperazione ” e “opportunismo personale” genera “mostri”.


 Articolo di Roberto Pesaresi  (
fonte: FB)


Viviamo in un’epoca in cui conta più la “narrazione” che l’informazione, contano più i “mi piace” che la riflessione e tutto questo si realizza meglio se ci si rivolge più alla “pancia” che al “cervello”. In questa situazione e con queste caratteristiche diviene quindi più semplice e più naturale provare a riscrivere la cronaca e la storia mistificando le realtà e finalizzandole solo ai propri obiettivi: l'importante è solo che non si rifletta e che se ne parli. Conta poi più l’università della "vita, della strada ( e di Internet ) che studi reali e approfonditi. In sostanza conta più l’ignoranza. Richiamando Umberto Eco le discussioni che ieri avvenivano al bar oggi avvengono sui social e tutti sono professori. Questo modo è diventato più diffuso in epoca covid ed è continuato soprattutto grazie ad una stampa sempre più squalificata. Questo sta avvenendo a livello mondiale, soprattutto negli USA, a livello europeo, soprattutto con il covid prima e con  la guerra poi, e in Italia, a mio giudizio,  anche a causa della presenza esclusiva di un opportunismo personale e di gruppi che ha sostituito il ruolo dei partiti politici e in genere della cultura. Questa logica per funzionare ha però bisogno di contrapposizioni semplici e facili da strumentalizzare. Per poterlo fare è necessario esasperare i concetti rendendoli elementari e individuando, anche fisicamente, i nemici. In questo senso forse l’esempio più eclatante è quello della “guerra”: se ne parla con una totale disinvoltura come se si trattasse di una partita di calcio.

La situazione diventa più tragica se in questa analisi scendiamo dai livelli generali a quelli locali e soprattutto in comunità in cui comunque ci si conosce tutti e si è costretti a vivere “vicini”. Il livello spazia dal "finto" professionale e “studiati”, come oggi ci si esprime a FILOTTRANO, (pochi)  al greve e grezzo (molti )  ma la sostanza non cambia.

Ho vissuto la politica filottranese dal 1975 al 1985: in un epoca complessa e difficile e caratterizzata da fenomeni quali il terrorismo  e le stragi ma anche da un grande risveglio sociale e con conquiste epocali quali statuto dei lavoratori, diritto all'divorzio  e all' aborto. Nessuno si è però  mai permesso di comportarsi come avviene oggi pur in presenza di contrapposizioni  senz’altro più nette. I sindaci Carancini e Pasquini non si sono mai rivolti a noi usando termini quali “disadatto”, “porabbestia”, “sinistrato”, non si sarebbero mai rivolti ai cittadini chiamandoli "brutti ipocriti", "falsi maledetti" , “coglioni” e minacciandoli con un “siate maledetti" e  non avrebbero mai deriso lavoratori con espressioni quali “filosofi professori ingegneri tutti falsi studiati." Lo stesso Movimento Sociale Italiano, di chiara estrazione fascista e non a caso considerato fuori dell’arco costituzionale, non ha mai usato in quel periodo ancora quasi dopoguerra, e quindi ben più duro di quello attuale, termini di questo tipo nei nostri confronti che pur eravamo il Partito Comunista Italiano. A chi in questi giorni inneggia al M.S.I. di quel periodo ricordo poi che nessuna "violenza" avvenne da parte nostra ed anzi era esattamente il contrario e se ce ne sono state ( poche in verità) erano solo da parte di loro frange non a caso poi confluite in Forza Nuova e ora, a quel si legge, nella Lega.

Filottrano ha vissuto invece soprattutto nel 2022 e nel 2023, anni di irreali "narrazioni" i cui veri contenuti, anche grazie alla nostra attività, sono ormai noti a tutti o almeno a quanti sono interessati a sapere. Queste narrazioni e queste persone sono state però legittimate e enfatizzate anche da chi nel periodo svolgeva un ruolo pubblico formalmente di altra area politica. Non mi riferisco tanto ai singoli eventi, che pur andavano valutati con più attenzione, ma alla costanza delle relazioni su più ambiti quando i curriculum, peraltro ampiamente pubblicizzati, erano ben noti.

La stessa cosa è poi avvenuta a Padova nel 2023 e a Chieti nel 2024 dove se non sapevano avrebbero dovuto, per loro responsabilità istituzionale, sapere. 

Questa  “storia”, nelle caratteristiche emerse e forse prosieguo di altre precedenti simili, è però iniziata a FILOTTRANO. 


Dobbiamo chiederci perché: perché non Osimo perché non Chieti dove poi finirà?

Dobbiamo ancora chiederci perché le comunità locali non avevano gli anticorpi necessari per affrontare questi problemi?


È vero in questo che nel 2022, 2023 e 2024 si sono “prestati” in molti, anche volti noti in vari ambiti e settori, a cui andrebbe chiesto conto, che hanno avuto un grande effetto mediatico ma in una piccola comunità è diverso. 

Ho già scritto: siamo stati usati ma ci siamo anche fatti usare. Le nostre piccole personalità sono state travolte dalla “narrazione” e della “esasperazione” dei concetti. 

Sono stati poi  sufficienti i secondi sei mesi del 2024 e soprattutto i primi tre mesi del 2025 per chiarirne  le vere caratteristiche di fondo e per far crollare, nella sostanza, la “narrazione” anche se di questo a FILOTTRANO ancora non si vuole prendere atto o non si ha il coraggio di farlo. I dettagli sono in corso di chiarimento da parte di chi ne ha titolo e dovere ma la sostanza per quel che riguarda le vicende della nostra comunità è già chiarissima. È sufficiente leggere. In questo periodo ( ormai tre anni ) i più hanno invece evitato e ancora oggi evitano di leggere e di trarne le conseguenze. La comunità locale ha quindi “scelto” di continuare a farsi “usare”. I motivi possono essere diversi ma tutti evidenziano una grande mancanza di senso delle istituzioni e alla fine di buon senso.

Ho più volte evidenziato il richiamo per chi ricopre funzioni pubbliche all'art. 54 della Costituzione: "disciplina e onore".

Disciplina significa "rispetto delle regole e delle norme". Onore significa "reputazione e integrità morale". Il tutto significa "mantenere una condotta coerente e all'altezza del proprio ruolo, rappresentando un esempio per i cittadini". Questa è l'interpretazione non mia ma addirittura di "Al Overview". E' quindi quella più comune e diffusa. Mi sembra condivisibile e corretta e deve essere riferita sia a chi una funzione pubblica la svolge sia a chi mira a svolgerla ma anche a tutti i cittadini.

Anche su questo  non mi interessa però fare esempi. Chi non ha chiaro il problema può fare una semplice e facile ricerca sul web di cui negli ultimi mesi abbiamo fornito moltissimi semplici e chiari collegamenti.

Mi preme solo riportare un ultimo  esempio anch'esso tutt'ora disponibile sul web.

Questo è il dialogo "pubblico" sul web  tra due cittadini filottranesi, noti e non anonimi di cui ometto i nomi confidando che possano, almeno in un caso, riflettere e rimediare.

L'occasione sono forse le ultime vicende USA  e la guerra subito però  ricondotte all'uso locale:

“Iniziate a dormire preoccupati, vogliono la guerra, e la guerra avranno, in molti non vediamo l'ora di fare le pulizie in casa, troppa merda. Questione di poco, non abbiate fretta, godetevi il poco tempo che vi è rimasto.
Ciaone”

“in molti pensano che il problema in Italia sia l'immigrazione, certo qualcuno bisognerà riaccompagliarlo a casa, in un sacco o con le buone, la realtà è che devono avere molta più paura altri”


E' già grave che commenti di questo tipo ( sono alla fine minacce fisiche ) si scrivano e spero che i diretti interessati riflettano e le competenti autorità  valutino. 


E' però assurdo che questo avvenga, e per questo cito questa triste vicenda, con il "mi piace" di presunti esponenti politici locali che, per un pugno di voti neofascisti, ridurranno  il tutto a "questioni generali" come già avvenuto per un’altra vicenda. Non si tratta quindi di  "tifosi" ma chi dovrebbe un ben diverso senso di responsabilità. Questo avviene, come per altre iniziative di questi mesi, con una totale commistione tra aspetti nazionali e aspetti locali in una osmosi asfittica che mira a dare “dignità” alla miseria locale e a “nascondere” i fatti. Si cerca in sostanza di parlare d’altro. 

A questo porta la politica quando è ridotta solo a “narrazione” ed “esasperazione” e sostanzialmente a mero opportunismo personale. 

E' però ancor più  assurdo che questo avvenga nella indifferenza dei più e soprattutto di chi svolge o mira a svolgere un ruolo pubblico e lasci soli in questo difficile e “pericoloso” lavoro dei semplici ( e pochi ) cittadini.


E, si badi bene, dico questo, senza alcuna sostanziale distinzione di area politica. 

Per questo penso che il problema è senz'altro politico ma è soprattutto sociale e per questo è ben più grave e diventa drammatico in una piccola comunità come la nostra. 

Sarà molto duro e difficile ricostruire un elementare livello di buon senso e di convivenza evitando di continuare ad essere “usati” e ridando alla politica la dignità, nelle diversità, che deve avere e che è indispensabile per garantire un futuro sereno alla nostra comunità.