Lettera di Pier Luigi Bersani all'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
La Giornata della Memoria è un momento di riflessione su una delle vicende più drammatiche della storia umana. Il ricordo della Shoah era indispensabile ieri, ma lo è ancora di più oggi. Ci spinge a cercare di comprendere per quale via, e seguendo quali aberrazioni dell'animo umano, sia stato possibile arrivare all'abisso, e come evitare che la storia non si ripeta.
La Giornata della Memoria è un momento di riflessione su una delle vicende più drammatiche della storia umana. Il ricordo della Shoah era indispensabile ieri, ma lo è ancora di più oggi. Ci spinge a cercare di comprendere per quale via, e seguendo quali aberrazioni dell'animo umano, sia stato possibile arrivare all'abisso, e come evitare che la storia non si ripeta.
Il nazionalismo, il disprezzo che genera l'intolleranza, il populismo, l'ignoranza, il razzismo, furono le cause prime che attraverso un lento scivolamento delle coscienze portarono allo sterminio programmato e di massa di milioni di uomini e donne, anziani e bambini. Esseri umani inermi, vittime di un odio cieco, che non ha limiti, che non si ferma e non riconosce l'umanità in chi è altro da sé.
Proprio la memoria di ciò che è stato deve metterci in guardia di fronte al riemergere di sentimenti di paura dell'altro, di intolleranza, di xenofobia, di razzismo, di antisemitismo, semi amari capaci di far nascere cattivi frutti. Le cronache drammatiche di questi mesi testimoniano del pericolo che incombe sulla nostra comunità nazionale e, più in generale, sull'Europa.
Mi riferisco, in particolare, alla strage di Utoya e a ciò che è accaduto di recente in Italia, a Firenze, con l'uccisione dei nostri fratelli senegalesi Samb Modou e Diop Mor. Due storie violente ed atroci che hanno in comune l'odio per lo straniero e per chi ha idee diverse dalle proprie; idee considerate inaccettabili se diffondono sentimenti di pace, solidarietà e uguaglianza e se sono sostenute da giovani con forti convincimenti politici ed ideali.
Nessun paese può considerarsi al riparo dall'orrore. Dobbiamo dire con chiarezza che i ripiegamenti difensivi e di chiusura, che pure ci sono, non mettono al riparo nessuna comunità dai cambiamenti imposti dalla globalizzazione e dalla crisi di sistema che investe l'Occidente. Dobbiamo dire con forza che chi è chiamato a ricoprire una responsabilità deve preoccuparsi di non alimentare le paure e gli istinti più retrivi dell'animo umano, deve sentire l'urgenza di unire le persone e non di dividerle favorendo la comprensione reciproca. E' un dovere morale testimoniare ciò che è stato affinché le nuove generazioni siano avvertite che quanto accaduto con la storia tragica della Shoah non debba mai più ripetersi.
Dobbiamo educare i nostri ragazzi a diventare cittadini responsabili di fronte alla vita di ogni persona e a riconoscerne la piena dignità umana, senza differenze di razza o di religione e, più di ogni altra cosa, senza coltivare l'odio. La nostra bellissima Costituzione, nata dalla dolorosa esperienza del fascismo, della guerra e della lotta di liberazione, lo dice con una semplicità e una chiarezza cristallina all'articolo tre: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Dunque devi rispettare il bianco e il nero, l'uomo e la donna, il vecchio e il giovane, e in ugual modo devi rispettare chi è di destra e chi è di sinistra, perché una politica che si alimenta di odio non è politica. Dobbiamo insegnare ai giovani a difendere i propri convincimenti profondi con forza e determinazione, ma non al punto da odiare chi la pensa in maniera diversa.