mercoledì 5 novembre 2008

Good Morning World!



“Nulla in questo Paese è impossibile”.

Il Paese è l'America, anzi gli “Stati Uniti”, come rivendica Barack Obama, appena eletto 44° presidente, a ribadire la necessità di sentirsi una comunità che condivide responsabilità e fortune e non una semplice “collezione di individui”. Ma il “Paese” può essere anche il mondo intero, perché stavolta il voto americano è davvero un evento storico. Il più bel titolo dei quotidiani di oggi è quello di “El mundo”: “Obama cambia il colore della Storia”. L'America a volte sa trovare, più di ogni altro paese, il coraggio di scelte rivoluzionarie. Scelte che riguardano se stessa, è ovvio, ma che non possono non coinvolgere il mondo intero. Obama farà gli interessi dell'America, com'è naturale, ma non è indifferente il fatto che la sua vittoria sia vissuta come un simbolo di emancipazione e di integrazione da tutte le minoranze del mondo. Non è indifferente il fatto che in America si sviluppino prima di altrove orientamenti che poi incidono sulle tendenze planetarie. Gli 8 anni di presidenza Clinton hanno avuto come riflesso in Europa un'onda di governi di centrosinistra che hanno garantito negli anni '90 un livello di vitalità economica che adesso, dopo 8 anni di “cura” Bush, ci sogniamo.

“Nulla in questo Paese è impossibile”: sarebbe bello poterlo dire anche per l'Italia, ma senza che ci si debba per forza riferire alle incredibili assurdità di cui la politica italiana è purtroppo capace.
Il partito di Obama si chiama Partito Democratico. A noi ricorda qualcosa, non è vero?

Paolo

9 commenti:

Anonimo ha detto...

ieri non sono riuscita a seguire la diretta, già alle 11 sono crollata e ho dovuto pure rimandare la visione della seconda parte della puntata di lunedi' di Montalbano a stasera.

Stamattina però ho subito acceso la Tv e con gli occhi semichiusi, speranzosi e timorosi ho letto:

OBAMA è IL 44 ESIMO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA.

Guardo fuori, c'è una limpidissima giornata azzurra, dopo una notte di pioggia. Sono orgogliosa di fare parte anche io del Partito Democratico.

Forse anche in Italia, un giorno, arriverà una mattinata così!

pensatore libero ha detto...

Non per smorzare, come al solito, i vostri entusiasmi ma assimilare il Partito democratico Americano al PD Italiano mi sembra un'assurdità. Non basta il nome serve anche il contenuto e la cultura di provenienza.
Io sono sempre affascinato dalla democrazia statunitenze e sentir dire McCain, "fino a ieri era il mio rivale oggi è il mio presidente" fa quasi emozionare perchè rende veramente tangibile la distanza che separa la nostra vita politica dalla loro.
Saluti

Anonimo ha detto...

mi dispiace Gianni ma stavolta mi tocca risponderti perchè mi sembra che a tutti sia chiara la diversa cultura di provenienza.
Certo è che se Obama fosse in Italia si rispecchierebbe senza dubbi in un Partito RIFORMISTA come il nostro Partito Democratico.
Ma sembra che al povero vecchietto Berlusca dispiaccia il fatto che facciamo festa per la vittoria di certi ideali più che di un partito, e via subito a criticare (o tremare?...)
Siamo contenti, anzi siamo FELICI della vittoria di Barack Obama perchè da un messaggio di speranza e cambiamento che si estende in tutto il mondo.
McCain si è congedato in maniera democraticamente egregia, peccato sia stato fischiato da buona parte del suo pubblico di fedeli conservatori, che già inneggiano alla Palin (aiuto!).
Speriamo si ravvedano

Matteo

Anonimo ha detto...

Il mio entusiasmo non si smorza per niente. Del resto, è molto sobrio, come sobrio è quello del Pd italiano. Se non altro molto più sobrio rispetto agli entusiasmi dell'ultim'ora di tutto il centrodestra che adesso sta saltando sul carro del vincitore. Bonaiuti ci si è svegliato di buon'ora per esprimere “l'entusiasmo del centrodestra per la vittoria di Obama”. Frattini è da giorni che si va sperticando per sostenere che il modo di pensare di Berlusconi è più simile a quello di Obama che a quello dei repubblicani. Ma come? Si tradisce così un'amicizia? Solo qualche giorno fa Berlusconi ha travolto leggii e microfoni per correre ad abbracciare l'amico Bush incoronandolo come uno dei più grandi presidenti della storia. Almeno il Pd sul carro del Partito Democratico americano c'è stato da sempre. Questo improvviso leccalulismo del centrodestra però a qualcuno dev'essere sembrato eccessivo: Gasparri s'è affrettato a riequilibrare la situazione dicendo che adesso l'Europa dovrà stare attenta perché Obama farà gli interessi di Al Quaeda. Ci teneva a sparare la prima cazzata in contemporanea mondiale e c'è riuscito.
L'atteggiamento di McCain invece è stato ammirevolmente elegante e nobile. Ma è anche stato facilitato da un avversario che il rispetto ha saputo meritarselo. In Italia invece Berlusconi è il primo a non rispettare gli altri. E' ovvio che, di conseguenza, non si meriti niente, ma proprio niente.

MarcoF ha detto...

A proposito di culture di provenienza ci sono davvero molti nel partito democratico(.it) che non sono ex di niente e figli di nessuno e aspirano ogni giorno allo stesso progresso civile che incarnano i democrats(.com). Per essere meno politically correct: le foto degli antenati saranno diverse ma sia noi che loro siamo nella stessa metà.

PS Ora che faremo se anche Obama,rincitrullito dal mito del global warming, vara le misure promesse sul clima?

Anonimo ha detto...

Era da un po' che non mi emozionavo! m'è capitato di nuovo oggi, ascoltando il discorso di Obama. Sì, è vero, gli USA sono un paese grande e fantastico, ma non per quello che sempre ci ha detto Berlusconi lodando e sbrodolandosi per Bush, ma per questa capacità di ritrovarsi e ritrovare la giusta via. Riascoltatele quelle parole e vedrete se anche a voi non viene la pelle d'oca, . . . che differenza con il nostro paese e la nostra realtà, è fantascienza per noi ascoltare il vincitore lodare l'avversario sconfitto, è un sogno pensare che da noi si possa essere uniti nelle grandi questioni nazionali e ideali, piuttosto il nostro capo del governo umilia l'opposizione, la bistratta e nemmeno si sogna di sedersi attorno ad un tavolo per confrontarsi, dialogare, provare almeno a trovare una sintesi possibile sui grandi problemi. E guardate che questa è una questione di cultura, perché ciò avviene a Roma come a Filottrano! Il nostro paese invece sta scivolando sempre più in basso, nell’incultura, nella protervia, nella mediocrità più assoluta, là eleggono un nero Presidente degli USA, da noi facciamo cori razzisti contro Balotelli, puro italiano, ma di colore, o peggio ammazziamo a sprangate un “negro” forse perché ha rubato un pacco di biscotti. E il governo, il nostro governo? Non vi pare pieno di tanta mediocrità ? o peggio ancora? Chissà se Borghezio chiederà al suo ministro Maroni di prendere le impronte ad Obama, quando verrà in Italia?
Ma finalmente abbiamo un Presidente, che ha riunito gli americani e li sta di nuovo facendo sentire orgogliosi di quella nazione. E ciò sarà un bene per tutti.
Pensavo: cosa sarebbe stato se otto anni fa e poi anche quattro anni fa per quella manciatina di voti avessero vinto Al Gore o Kerry? non avremmo avuto la guerra, non si sarebbe fatta carta straccia di Kyoto, chissà cosa altro ancora sarebbe successo . . .
Ma ora godiamoci Obama, ha un compito arduo, ma ce la può fare; e non date ascolto a Gasparri,
. . . perché! voi ancora ascoltate quello che dice quel “signore”? Certo, il gruppo di cui è presidente ha quello che si merita, dispiace solo per quei deputati, e sono sicuro che ce ne sono, che sono seri, onesti, preparati e lavoratori, chissà come si sentiranno ad essere rappresentati da Gasparri.
Dario

pensatore libero ha detto...

Buongiorno, cari amici del PD, scrivo ancora un paio di righe, così giusto per scambiare 4 chiacchiere con voi su questo voto americano che vedo vi sta entusiasmando molto. Personalmente non classifico ancora l'elezione di Obama come fatto epocale o storico, forse sarà che ho seguito un pò distrattamente la campagna USA, forse perchè non mi sono fatto coinvolgere dal bombardamento mediatico che ha caratterizzato questa campagna elettorale con continui spot orientati a far credere che eravamo di fronte ad un cambiamento epocale. Penso che il motivo principale della vittoria di Obama non sia nelle sue ricette politiche, peraltro mai dettagliate in campagna, anzi penso che gli States continueranno ad essere gli States, penso che la chiave del successo sia nelle 4 parolini ripetute all'infinito "change" "hope" "pride" "dream" ovvero cambiamento-speraza-orgoglio-sogno e in un momento così difficile per il crollo di molte certezze e dove vedono il rischio di non essere più visti come paese di riferimento mondiale a scapito di paesi emergenti come quelli asiatici il loro patriottismo innato li ha portati a credere ad Obama.
Sarei curioso di sapere da quei antiamericani di sinistra se pensano veramente che la questa terra guerrafondaia (come dicono) si sia trasformata in un sol giorno in un paese dell'eden...
Ripeto se saremo di fronte ad un fatto storico lo vedremo solamente quando il bravo Barack si sarà messo al lavoro dietro le scrivanie della sua Casa Bianca e gli slogan si dovranno trasformare in azioni pratiche. Il futuro sarà giudice.

Anonimo ha detto...

Caro Gianni, ma credi veramente che di fronte a questa svolta che coinvolge il mondo intero il tuo commento riesca a smorzarmi l'entusiasmo?

Comunque ancora una volta la politica italiana ha perso l'occasione per fare bella figura: Berlusconi che ora ci bombarderà per farci credere che lui è il Barac italiano, si mormora che già ha prenotato varie sedute di lampade per aumentare, l'abbronzatura, più difficile invece eliminare gli altri 25 anni di età che li differenziano, ma si sa in italia crediamo a tutto, pure che la carfagna abbia qualche merito politico!

Altri, specie e destra, invece lodano il gesto di MC Cain, giustissimo e segno di grande classe e democrazia, dimenticando forse un pò troppo in fretta che lo stesso gesto fece Veltroni all'indomani del risultato elettorale e cosa che invece Berlusconi non ha mai fatto nel 2006, continuando a sostenere che le elezioni le aveva vinte lui!

Non da ultima la chicca di gasparri, a cui suggerirei il detto: meglio restare zitti e dare l'impressione di essere stupidi, piuttosto che parlare ed togliere ogni dubbio.

Bye

Anonimo ha detto...

L'evento, caro Gianni, è storico proprio per questo: l'America con Obama potrà essere un pò meno guerrafondaia (senza esagerare, è pur sempre l'America, ma un po' meno sì). Potrà essere il promotore di un nuovo modello di politica internazionale, più incline alla collaborazione e meno all'imposizione. Potrà essere, come scrive oggi Lucio Caracciolo su Repubblica, "la fine dell'autismo", di un'America spaventata e chiusa su se stessa che mena randellate a casaccio. Se così sarà (e se così gli lasceranno fare), ce lo diranno, come dici tu, i prossimi tempi. Per ora, lasciaci guardare quest'America con un occhio diverso da quello con cui l'abbiamo guardata in questi ultimi anni.